Economia

Decalogo contro il welfare-rubinetto

La società di oggi è cambiata, i dibattiti sullo stato sociale no.Perché si dà per scontato che esista ancora un super-sistema che risolve la vita. Johnny Dotti

di Redazione

Parlare di welfare oggi richiede un po? di coraggio nel tentativo di non scendere nei soliti luoghi comuni che si esprimono in semplificazioni della realtà. Tali semplificazioni rassicurano chi le fa e chi le ascolta, ma alla prova dei fatti sono false e non aiutano ad affrontare il tema. Lo spazio di un articolo costringe però anche me a essere sintetico. Proporrò così alcune osservazioni e di seguito alcune tesi, ripromettendomi di riprenderle poi in maniera più approfondita nei prossimi numeri, sperando di suscitare un po? di dibattito.
Prima osservazione. La modernità ha radicalmente cambiato, nei Paesi occidentali (occidentali non solo dal punto di vista geografico), il modo che le persone hanno di percepirsi nel mondo. Il costante sfaldarsi delle relazioni tradizionali e delle istituzioni che le garantivano oggi è sotto gli occhi e nella vita di tutti. Ad esempio non basta evocare ?la famiglia? per farla rivivere (quale famiglia?).
Seconda. L?allungamento diffuso della vita presenta fenomeni finora sconosciuti, non solo nella parte finale della vita, ma anche nella fase di progettazione esistenziale. Un conto è avere davanti a sé 50 anni, un conto 90.
Terza osservazione. Lo stato nazione così come lo abbiamo conosciuto, in particolare negli ultimi duecento anni, è sottoposto a una costante pressione che possiamo quanto meno prudentemente chiamare ?riformista?. La mia impressione è che siamo solo all?inizio di una rapida ricollocazione storica.
Quarta. L?economia è il vero ?linguaggio? corrente.
Queste quattro rapide osservazioni costituiscono nei fatti quotidiani una trama esistenziale di persone e comunità sempre più sottoposte contemporaneamente a fare esperienze molto polarizzate di se stesse, a coniugare molta ?libertà? con molto spaesamento e spesso con evidenti dipendenze di ogni genere. Basta notare per esempio che a un sempre più basso numero di preti e di suore, corrisponde un sempre più alto numero di psicoterapeuti (sia detto senza alcun giudizio di bene o di male). Potremmo aggiungere altro, ma fermiamoci qui, non citando ad esempio il fenomeno della cosiddetta globalizzazione che definirei come una ?presa per il fondelli?. Quali sono di conseguenza le tesi che riguardano il welfare?
La prima tesi è che parlare di welfare a questo punto ha senso solo se ci riferiamo a un welfare universale. Per avverare l?affermazione è necessario porsi il problema di cosa sia oggi il ?bene comune?, e forse prima ancora dare una dignità culturale, sociale, economica, a questa espressione.
Seconda tesi. Non è possibile recuperare il tema del bene comune in una società fortemente individualista, se non si recupera il valore della persona, intesa come nodo di relazioni. La persona non è l?individuo, l?individuo (io) è un sesto della persona.
Terza tesi, corollario della precedente: il benessere della persona, la sua felicità, è quindi solo per un sesto un problema individuale.
Quarta tesi. Nella diaspora della modernità, non esistono super-sistemi che ti garantiscano la vita. La sicurezza si coniuga con la qualità delle relazioni e con la responsabilità delle proprie azioni. Non si coniuga né con le telecamere né con le barriere corporative.
Quinta. Non può esistere, così, un welfare erogato. Il welfare va continuamente rigenerato, direi anzi rianimato. Personalizzato. Si fonda tendenzialmente sulla capacità di auto-organizzazione (figlia della libertà ma generatrice di responsabilità). Vanno incoraggiati tutti i percorsi educativi che aiutino in tal senso.
Sesta. Il welfare non è un tema da specialisti per una fascia di sfigati. Tutti prima o poi di questi tempi e in questa vita hanno bisogno degli altri. Il welfare è per questo un problema di tutti (ragioni di interesse).
La settima tesi: il welfare, se è un problema di tutti, va declinato con la parola pubblico, che non va più confusa con le parole statale/ amministrazione pubblica.
Ottava. Lo Stato deve avere un ruolo centrale nel promuovere e regolare questo welfare.
Nona. Non c?è solo un?economia di scambio mercantile, c?è anche un?economia di reciprocità e di dono. Entrambe hanno un?etica.
Decima e ultima tesi. La ?crisi? del welfare, se ben interpretata, è un?opportunità di crescita civile. Se male interpretata, può provocare molti danni.
Johnny Dotti (presidente Cgm)

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