Welfare

La csr secondo il palazzo di vetro

L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani dal 2003 lavora sulla questione delle multinazionali e diritti umani

di Francesco Maggio

Definirlo la ?risposta? al dossier del settimanale Economist sulla responsabilità sociale d?impresa sarebbe improprio. Eppure il rapporto dell?Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani di cui, in queste pagine, pubblichiamo ampi stralci, rappresenta, per molti versi, l?altra faccia della medaglia della csr. Non più una Corporate social responsibility, come la descriveva l?Economist, infarcita di ?strumentalizzazioni?, che l?impresa adotta solo se risponde a un mero calcolo di convenienza economica. Ma qualcosa di molto più complesso, che attiene al ruolo che l?impresa ricopre nella società non solo come soggetto economico, ma anche politico e sociale. A cominciare proprio dalle sue responsabilità nel non permettere che vengano violati i diritti umani. Questa chiave di lettura del ruolo dell?impresa è relativamente recente. è stata avanzata in modo solenne da una decisione della Sottocommissione dei diritti umani assunta nell?agosto del 2003 (cfr. E&F settembre 2003). Si è aperto, quindi, a Palazzo di Vetro un dibattito molto ampio in proposito, che ha spinto la Commissione dei diritti umani a chiedere all?Alto commissario Louise Harbour di redigere un rapporto sulla delicata questione. La Harbour ha accolto l?invito, ha sollecitato contributi e opinioni coinvolgendo organizzazioni non governative, associazioni di categoria, imprese (nessuna italiana) e il 15 febbraio scorso ha licenziato il documento che Umberto Musumeci di Amnesty International, giustamente, definisce «un ottimo input per iniziare un serio confronto e una impegnativa riflessione, con buona pace dei difensori a oltranza del liberismo selvaggio di mercato». Adesso, infatti, la palla ritorna alla Commissione dei diritti umani che entro aprile dovrà battere un colpo, cioè dovrà pronunciarsi se e come intende dar seguito al lavoro dell?Alto commissario. In particolar modo laddove si sostiene che «la Commissione potrebbe desiderare di considerare e sviluppare il concetto di ?sfera di influenza? delle imprese». Tutto ruota intorno a questo concetto essenziale, da cui scaturiscono le domande che titolano i paragrafi del rapporto. Per esempio: quali sono i limiti delle responsabilità del business nei confronti dei diritti umani? Quale dovrebbe essere la natura legale di queste responsabilità? Come possono essere garantite le responsabilità degli affari nei confronti dei diritti umani? Il cammino per arrivare a norme cogenti nei vari Stati, come è facile prevedere quando si ha a che fare con il mastodonte Onu, è lungo. L?importante, tuttavia, è che sia già stato intrapreso.


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