Volontariato

Mister geox ha l’anima a est

Parla Mario Polegato:"Siamo partiti senza regole ma non siamo stati sfruttatori,perché abbiamo dato un’opportunità a gente che non aveva più niente"

di Ida Cappiello

Mario Moretti Polegato non è solo il presidente di un?azienda di successo nella moda italiana (la sua Geox è quarta al mondo nelle calzature comfort), ma è anche console onorario di Romania, un Paese dove hanno investito 15mila aziende italiane che hanno trasformato una vasta area industriale in un?enclave tricolore, con una notevole influenza anche politica. La stessa Geox ha in Romania 1.800 dei suoi 5mila dipendenti. In questa intervista, Polegato racconta come vive un ruolo di confine tra politica, economia e società civile. E&F: Come svolge il suo ruolo di console? Mario Polegato: Sono stato chiamato dall?ambasciatore rumeno dieci anni fa. Il Paese cercava nel Nord- Est italiano una persona di indiscussa moralità per rappresentare i suoi interessi in campo economico e sociale. Il mio ruolo è soprattutto di facilitatore delle iniziative in Romania, ma aiuto anche i rumeni che hanno problemi in Italia. Ce ne sono due milioni, e la maggioranza sono qui con un visto turistico, per cui non possono lavorare o lavorano in nero, con tutte le conseguenze negative che questo comporta. E&F: Console ma prima ancora imprenditore in terra rumena. Come è cambiato in questi anni il ruolo delle imprese italiane? Polegato: In dodici anni abbiamo assistito a cambiamenti enormi. Il Paese è uscito da un regime comunista, reso ancora più schiacciante dalla figura del dittatore Ceausescu, che l?ha di fatto isolato dal resto del mondo. Dopo la caduta del Muro di Berlino, tra Italia e Romania si è aperto un dialogo privilegiato, per via delle affinità di lingua e cultura. Le aziende del Nord-Est sono state i pionieri della delocalizzazione. Si è partiti veramente senza regole: gli imprenditori portavano là i macchinari obsoleti, li sistemavano in stalle abbandonate o in capannoni fatiscenti, e assumevano operai a costi bassissimi. E&F: Non è il massimo della responsabilità sociale? Polegato: Io non li vedrei come sfruttatori, perché in fondo davano un?opportunità a persone che non avevano niente, e che grazie a loro sono sfuggite alla miseria. Dopo qualche anno le aziende erano già cinquemila. Allora, già in veste di console, ho pensato che fosse giunto il momento di ufficializzare questa presenza, avviando rapporti più definiti e stabili con la società locale. Così ho organizzato un convegno a Timisoara dove hanno partecipato Confindustria, ministri italiani e i vertici politici dei due Paesi. E&F: è stato un momento di svolta? Polegato: In quegli anni c?è stato il boom dell?economia del Nord-Est, dovuto in gran parte alla competitività dei prodotti fabbricati a Timisoara e dintorni. I rapporti tra le due aree sono diventati strettissimi. Tutti gli aeroporti veneti hanno istituito voli giornalieri, per portare gli imprenditori italiani nelle loro fabbriche. L?era pionieristica si è chiusa, e la seconda ondata di investimenti è stata molto diversa: la produzione ha cominciato a riconoscere ai lavoratori diritti analoghi a quelli esistenti in Italia. Oggi chi gira in Romania vede gli stessi capannoni che ci sono a Treviso. E&F: Questo renderà meno conveniente investire in Romania? Polegato: Il costo del lavoro aumenterà, e certamente l?ingresso di nuove imprese non avrà il ritmo dei primi anni. Chi rimane, però, sente il dovere di restituire qualcosa a un Paese che lo ha tanto favorito. E&F: Ecco la ?delocalizzazione sociale? di cui parlano le associazioni industriali del Nord-Est. Polegato: Infatti. La povertà e il degrado morale in quel Paese sono vastissimi, e gli italiani, compreso il sottoscritto, hanno sempre cercato di aiutare la popolazione disagiata. I bambini di strada ad esempio, una piaga di cui tanto si è parlato, oggi stanno scomparendo, e questo anche grazie alla generosità dei nostri imprenditori. Però si trattava di iniziative sparse. Ultimamente si sta cercando di strutturare meglio l?azione sociale: il Ponte del Sorriso, l?iniziativa più recente, è il primo caso di progetto condiviso da attori istituzionali, cioè la Confindustria e la Uil. E&F: Il Ponte del sorriso ha ?adottato? un orfanotrofio, chiedendo al governo di farlo gestire interamente dagli italiani. Perché? Polegato: Ho suggerito io questa scelta, serve a garantire che tutte le risorse donate restino ai bambini, senza sprechi o peggio, appropriazioni indebite. Naturalmente dobbiamo avere dal governo tutte le autorizzazioni necessarie; proprio per questo tra poco partirò per Bucarest e incontrerò il ministro dell?Educazione. E&F: A monte dell?abbandono infantile c?è la povertà e l?ignoranza delle madri. Vi siete occupati di questo problema? Polegato: Non è solo una questione di povertà, ma di immoralità diffusa. Il passato regime comunista ha distrutto qualsiasi coscienza etica, diffondendo comportamenti irresponsabili, come la promiscuità sessuale e di conseguenza l?abbandono dei figli concepiti fuori della famiglia. In questo senso il ruolo degli imprenditori italiani è stato importantissimo. E&F: In che senso? Polegato: Hanno rieducato i rumeni che lavoravano per loro ad alcuni valori fondamentali, come l?etica del lavoro e del risparmio, la lealtà verso gli altri e la responsabilità del proprio operato, e hanno aiutato a rimettere in piedi un sistema scolastico che era disastrato. E&F: Come vive la responsabilità sociale in Geox? Polegato: Subito dopo la quotazione in Borsa, tre mesi fa, abbiamo creato il comitato etico, di cui faccio parte io stesso, il portavoce del Santo Padre, Joaquin Navarro Valls e Umberto Paolucci, presidente di Microsoft Europe, un?azienda internazionale con una lunga tradizione in tema di csr. Abbiamo già cominciato a incontrarci e stiamo elaborando il codice etico per tutti i nostri stakeholder, in primis i dipendenti. Secondo me un?azienda etica mette al centro tre valori: il lavoro, gli affetti, il riposo, nel senso anche di svago. Cerco di fare in modo che tutti i dipendenti Geox possano vivere pienamente queste tre dimensioni, senza trascurarne nessuna. Il rating di Geox- Un?ombra sulla governance La valutazione che Axia ha fatto di Geox è A+, corrispondente a un punteggio di 40,5 su 100. Il punteggio relativo ai singoli criteri di valutazione è il seguente: prodotto 8 ambiente 3 territorialità 5 minoranze 3 trasparenza 5 operazioni internazionali 4 corporate governance 6 lavoratori 7 bilancio sociale 0 Il punteggio corrisponde a un giudizio di ?promozione media? dei criteri positivi di eticità. «Bisogna però tener conto che all?epoca dell?analisi Axia (dicembre 2004) il comitato etico non era ancora stato costituito», spiega l?analista che segue Geox, Morena Passalacqua. «Oggi la sua presenza farebbe senz?altro migliorare il punteggio anche se risulta un po? anomalo che il comitato sia presieduto da Mario Polegato». L?area lavoratori, infine, ha ottenuto il massimo punteggio, grazie all?attività di formazione dei giovani attuata da Geox e dall?attenzione alla sicurezza e ai diritti del lavoratori anche al di fuori dall?Italia.


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