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Costa d’Avorio: Gbabgo, “elezioni ad ottobre”

Il presidente ivoriano Gbagbo ha riaffermato ieri che presidenziali e legislative si terranno nell'ottobre prossimo

di Joshua Massarenti

Il presidente ivoriano Laurent Gbagbo ha confermato ieri la sua volontà di organizzare tornate elettorali generali in ottobre. Lo ha riferto l’Afp. “Anche se non metterano la parole fine alle crispazioni degli eletti, le elezioni porranno un termine al casino” che regna nel Paese. Queste le parole spese da Gbagbo davanti ai membri dell’Unione degli ambasciatori della Costa d’Avorio. I principali protagonisti della crisi ivoriano hanno firmato mercoledì scorso a Pretoria, in Sudafrica, sotto l’egida del presidente sudafricano Thabo Mbeki, un accordo di cessazione delle ostilità che riconferma la scadenza di ottobre per lo svolgimento di elezioni presidenziale, seguite da quelle legislative. L’accordo prevede il disarmo immediato e lo smantellamento delle milizie che raggruppano migliaia di combattenti, in particolare nell’area occidentale del Paese e a Abidjan, in zona legalista. A ciò si aggiunge una ripresa immediata del piano di disarmo (Ddr), mai applicato dalla conclusione di un accordo di cessate il fuoco firmate nel gennaio 2003 a Marcoussis (Francia). Gbagbo ha voluto ricordare che la sua priorità rimane il disarmo. Un primo incontro tra l’esercito e la ribellione guidata da Guillaume Soro il 14 aprile a Bouaké (centro), feudo dei ribelli. Ufficiali sudafricani assisterranno all’incontro organizzato “affinché il programma nazionale di disarmo sia definitivamente concluso”. La seconda priorità è di “mantenere la data delle elezioni in ottobre” ha dichiarato Gbagbo. la terza riguarda invece la questione dell’eligibilità, al cuore della crisi ivoriana, rispetto alla quale il presidente ivoriano vuole sottomettere a un referendum per convalidare una modifica costituzionale votata dal parlamento e che consentirebbe all’oppositore Alassane Ouattara, sospettato di avere origini non ivoriane. A questa richiesta, i partiti di opposizione e i ribelli hanno risposto conn un secco no, chiedendo che la nuova legge venga semplicemente promulgata dallo steso presidente Gbagbo.


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