Mondo

Se la radio trova la frequenza giusta

Un africano su sei s'informa così: il fenomeno radio nel Sud del mondo

di Emanuela Citterio

Non è affatto la cenerentola dei mezzi di comunicazione. Perché la radio raggiunge tutti ed è alla portata di tutti. In quest’epoca di divario tecnologico, è forse il media più democratico. In molti Paesi del Sud del mondo, specialmente in Africa, è insostituibile. Secondo i dati dell’Unesco, il numero degli apparecchi radiofonici in Africa è settuplicato in vent’anni: oggi ce n?è uno ogni sei abitanti. “La radio è economica, raggiunge villaggi privi di elettricità e isolati, e anche gli analfabeti la capiscono” spiega Valeria Cigognini, autrice di una ricerca sull’informazione made in Africa. “Per chi la fa, ha costi ridotti di produzione e diffusione. In molti Paesi contribuisce in modo importante alla formazione della coscienza civile”. In Africa il primo Paese a disporre di un sistema radiofonico è stato il Sudafrica negli anni ?20. Nel 1928 è stata la volta del Kenya, seguito dalle ex-colonie britanniche negli anni ?30. In molti Paesi sono nate piccole stazioni radio territoriali, che trasmettono in lingua locale. Sono poi le radio indipendenti quelle prese di mira dai regimi dittatoriali, perché permettono alla popolazione di essere informata senza la mediazione del potere. Sia in Africa che in America Latina hanno avuto grande sviluppo le radio comunitarie. Solo in Brasile se ne contano 10mila. Sono radio ?della comunità per le comunità?, in cui è la popolazione a fare tutto: produzione, regia e diffusione. L?attenzione è rivolta alle priorità della comunità, che può discuterne, improvvisare dibattiti e chiedere sostegno. Buongiorno a chi ci ha raggiunto all?ascolto, ecco la prosecuzione del nostro programma sulla violenza coniugale…». La voce di Enia, che da un anno anima una trasmissione sulle donne, si diffonde dai microfoni di radio Mozambico. Creata nel 1933 e diventata radio di Stato dopo la lotta per l?indipendenza del 1975, Radio Mozambico è il solo mezzo di informazione a raggiungere tutta la popolazione del Paese, l?80 per cento della quale vive in zone rurali. Dall?altra parte del mondo, in Brasile, e precisamente nella favelas di Heliopolis, un gruppo di adolescenti conduce una trasmissione radiofonica che informa sugli effetti della droga, sulle malattie sessualmente trasmissibili, in particolare l?Aids. I giovani conduttori parlano ai loro coetanei, e collaborano alla battaglia contro l?abbandono della scuola dimostrando quanto sia utile l?istruzione per la vita sociale e per trovare, in futuro, un posto di lavoro. «Nell?era di Internet la radio rimane in molti Paesi del Sud del mondo l?unico vero mezzo di comunicazione che riesce a raggiungere tutta la popolazione», dice Elisabetta Galasso di Crinali, un?associazione italiana che lavora per la promozione della donna. «Questo è vero soprattutto per le donne, che spesso hanno meno possibilità di spostarsi e di comunicare. L?abbiamo scoperto lavorando in Brasile con una organizzazione non governativa locale, Cemina, che ha scelto la radio come strumento per dare voce alle donne brasiliane». In Brasile la radio è diventato lo strumento privilegiato per aiutare la popolazione a uscire dall?isolamento e dall?arretratezza. Le fasce più deboli della popolazione, e specialmente le donne, sono grandi ascoltatrici di programmi radiofonici. «Da qui l?idea di puntare sulla radio come mezzo per diffondere informazioni sulla salute e sull?educazione e per aiutare le donne a essere più consapevoli dei propri diritti», spiega Elisabetta Galasso. Il successo di questo mezzo di comunicazione nelle comunità locali, e in particolare l?alleanza fra donna e radio nel sud del mondo colpisce per la somiglianza delle esperienze in contesti culturali diversi. Radio Mozambico nel ?97 ha avviato, con l?aiuto del governo austriaco e dell?Istituto per la cooperazione Nord/Sud, il programma ?Donne e Sviluppo?. In un Paese in cui si mescolano 53 lingue, le donne fanno fatica a farsi ascoltare, e l?accesso all?informazione è ancora limitato, questa iniziativa ha un?ambizione: formare delle giornaliste per parlare delle donne alle donne. Se Enia è stata reclutata in questo progetto, è perché oltre al portoghese, la lingua ufficiale del Mozambico, parla una lingua bantu, il ronga, che ha imparato da sua madre. In questa lingua Enia si esprime al microfono. Le altre trenta donne coinvolte nel progetto sono state scelte tenendo conto delle lingue che conoscono, in tutto 17. Nelle nove stazioni locali del Paese, le giovani giornaliste – che hanno un?età compresa tra i 18 e i 25 anni – animano ciascuna una trasmissione dedicata al ruolo delle donne nell?economia locale, che mira a informare sugli argomenti che toccano la vita quotidiana. La meta finale è quella di dar voce alle donne perché possano giocare un ruolo più importante nelle decisioni a livello politico, economico e sociale. «Per questo bisogna migliorare la loro partecipazione ai dibattiti pubblici, fare in modo che possano esprimersi nella loro lingua», spiega Fernanda Fernandes, la direttrice del progetto, in un?intervista al periodico Le Courier. Ma è lo scambio tra la realtà vissuta dalle donne sul territorio e un mezzo di informazione così capillare come la radio la chiave del progetto di Radio Mozambico. «In questo modo raggiungiamo il doppio scopo di informare e di aiutare», spiega Enia. «Quando siamo sul territorio diamo molte informazioni. Poi riceviamo lettere e reazioni rispondendo alle quali nascono altri suggerimenti per l?informazione», dice il direttore dei programmi Joao de Sousa. «Le giornaliste si spostano per fare i reportage e in questo modo si crea uno scambio». La scommessa, dal Mozambico al Brasile, è che fra informazione e sviluppo si crea un circolo virtuoso. Puntando sulla radio. Per saperne di più:www.cemina.org.br


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