Welfare

E ora facciamone una figura professionale

"Quello di cura è un lavoro da valorizzare", dice Massimo Giusti, "inserendo le badanti nelle coop sociali di tipo A. E aiutando le famiglie a sostenere i costi"

di Sara De Carli

Anonime e invisibili, le badanti dell?immaginario collettivo, api operose all?interno delle mura domestiche. E la realtà spesso lo conferma tristemente. Come incidere su questa figura professionale, ancora così legata al sommerso e al lavoro in nero, e trasformarla in un soggetto attivo delle politiche del lavoro? Le cooperative sociali non potevano non raccogliere la sfida. Ne parliamo con Massimo Giusti, responsabile nazionale delle relazioni sindacali di Federsolidarietà. SocialJob: Cosa significa promuovere politiche attive del lavoro per le badanti? Massimo Giusti: Innanzitutto valorizzare la figura professionale del ?badantato?. Lo impongono i numeri. Nel settore delle cooperative sociali di assistenza lavorano oggi 120mila addetti; solo con la Bossi-Fini sono state regolarizzate 300mila badanti, tre volte tanto. Dinanzi a una realtà così importante è necessario ripensare il valore professionale del badantato, un servizio alla persona che pur non essendo di cura garantisce un appoggio qualificato e spesso irrinunciabile. SocialJob: Quali strade intendete percorrere? Giusti: Puntiamo a inserire il badantato nei servizi offerti dalle cooperative sociali di tipo A, nell?ottica di un piano complessivo di assistenza all?anziano. Una famiglia potrebbe così godere di una rete completa di servizi, che vanno dalla compagnia all?assistenza infermieristica, all?intervento sociale. SocialJob: Per la badante quali vantaggi ci sarebbero? Giusti: Nell?immediato, la sicurezza di sfuggire alla precarietà, che oggi spesso obbliga a scegliere tra l?essere espulsi e un lavoro in nero, se entro 6 mesi dalla morte dell?anziano non si trova un nuovo posto. Nel lungo termine, la possibilità di un percorso di formazione e carriera all?interno della cooperativa. Dentro una rete è più facile avere occasioni di riqualificazione. SocialJob: Quali sono gli ostacoli da affrontare? Giusti: Per il momento la figura professionale della badante non è inclusa tra quelle previste dalle cooperative sociali, quindi questo è il primo obiettivo da raggiungere. Occorre poi riflettere sul peso contributivo di questa figura: molte badanti intendono restare in Italia solo per un periodo, e in questi casi il datore di lavoro paga contributi pensionistici altissimi, che vanno però persi. Numeri Identikit Straniere, non giovanissime, e di buona cultura La ?badante tipo? esiste? Sì, e ha connotati ben precisi. Si tratta per lo più di una donna, non italiana, di età superiore ai 40 anni. Secondo il dossier immigrazione Caritas del 2004, a fine 2003 le badanti in Italia erano circa 500mila (490.678), di cui l?83,3% straniere. Le donne sono state inoltre protagoniste della regolarizzazione del 2002 con 321mila domande, pari al 45,7% del totale; di queste, il 45,8% riguardava il lavoro domestico. NazionalitàUna su cinque é Ucraina, ultime le Nordafricane Quanto alle nazionalità, i dati 2002 evidenziano che gran parte delle badanti proviene dall?Est Europa: il 21,2% dall?Ucraina, il 16,4% dalla Romania, il 9,5 dalle Filippine, il 7,1 dalla Polonia. Agli ultimi posti albanesi (3,7), srilankesi (3,2) e marocchine (3).


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