Welfare

Sportello badanti. In famiglia è tutto più chiaro.

Sono 12 i centri di mediazione sorti, non solo per assistenza agli anziani. C’è anche un servizio amministrativo.E un supporto per soluzione di problemi.

di Sara De Carli

Verona capitale delle badanti. Non tanto per i numeri (anche se in Veneto ci sono almeno 21mila badanti straniere regolarizzate), quanto per un convegno, tenutosi il 25 gennaio scorso, in cui si sono riuniti molti degli operatori attivi nel settore della mediazione al lavoro per aiutanti familiari. Sportello badanti è il nome dell?esperienza veronese, ma la stessa cosa, con nomi diversi, viene fatta in mezza Italia, da Trento a Perugia. In prima linea le cooperative della rete Cgm. «Abbiamo appena avuto l?autorizzazione ministeriale per la nostra nuova agenzia di servizi al lavoro, Mestieri», spiega Lucia Agrati, dell?area Politiche attive del lavoro di Cgm. «A partire da marzo gestirà 12 sportelli badanti, finanziati in collaborazione con Enel. L?idea è quella della mediazione tra le esigenze dell?anziano che ha bisogno di assistenza e quelle della donna immigrata in cerca di lavoro». Lo Sportello badanti in realtà è un luogo di incontro non solo tra domanda e offerta di lavoro, ma soprattutto tra aspettative reciproche. La donna immigrata ha bisogno di essere accompagnata nella formazione professionale e inserita in un tessuto sociale nuovo, mentre la famiglia si trasforma di punto in bianco in datore di lavoro, senza avere nessuna preparazione in merito. «Il badantato è una realtà ampiamente sommersa, dove è facile incappare in atteggiamenti scorretti tanto da parte della famiglia quanto da parte della badante. La nostra presenza vuole tutelare entrambe», chiosa la Agrati. Lo Sportello badanti di Verona ha aperto i battenti nel giugno 2003. Offre alle famiglie un servizio completo: analisi del bisogno, selezione della persona più adatta, supporto nella stesura del contratto e nella gestione amministrativa delle buste paga, dei contributi, delle ferie e della malattia, e monitoraggio del rapporto, che prevede una serie di incontri periodici per cogliere sul nascere le difficoltà legate all?ingresso di un estraneo in famiglia. «L?intero pacchetto costa alla famiglia circa 700 euro, ma i servizi si possono acquistare anche singolarmente», spiega Federica Rosa, responsabile dello sportello. «Due terzi delle famiglie usufruiscono dell?assistenza amministrativa, ma solo due famiglie in totale hanno chiesto il monitoraggio: domina una strana idea di protezione della privacy, aggravata dall?inconsapevole illusione che la badante ?è mia?». In questi mesi lo sportello di Verona è stato contattato da 400 candidate badanti e 218 famiglie, di cui solo 35, però, hanno avviato un contratto di selezione. Segno che il lavoro per fare emergere il sommerso è davvero tanto. Più alti i numeri di Perugia, dove la cooperativa Nuova dimensione gestisce Casamica. «Abbiamo iniziato con un corso di formazione per badanti, e dal 2002 gestiamo uno spazio di mediazione al lavoro», racconta Edi Cicchi, presidente della cooperativa. «Si sono rivolte a noi più di 500 immigrate, e ogni anno attraverso di noi circa 100/120 famiglie concludono un contratto». Il problema vero resta quello dei costi: una badante in regola costa alla famiglia 1.000/1.100 euro al mese, in nero ne bastano 700. E Giovanna Zago, presidente di SolCo Verona, getta il sasso nello stagno: «Per superare questo scoglio è indispensabile l?intervento economico delle Regioni. Basta un contributo di 400 euro al mese per le famiglie che dimostrino di avere un contratto regolare con una badante. In fin dei conti un anziano in casa di riposo costa 1.500 euro mensili, con il badantato il risparmio per le Regioni è netto. Basti pensare che a Verona le liste di attesa per le case di riposo sono praticamente scomparse».


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