Economia

Coop sociali, attente alle sirene della politica

La forte dipendenza dalle commesse pubbliche,molto diffusa in regione,espone al rischio di collateralismo politico.Da cui difendersi.di Giuliana Ingellis

di Redazione

Negli ultimi anni la cooperazione sociale in Puglia ha avuto una crescita consistente: dal 1998 al 2003 le cooperative di tipo A iscritte nell?albo regionale sono passate da 140 a 359 e quelle di tipo B da 72 a 244, per un totale di 603 imprese, numero che nel corso del 2004 ha toccato quota 700. Le coop sociali di tipo A operano prevalentemente nei settori socio-educativo e socio-assistenziale e in alcuni casi nel settore sanitario; quelle di tipo B sono invece attive nella gestione del verde pubblico, nel giardinaggio, parcheggi e pulizie. Vi sono tuttavia diverse esperienze di cooperative sociali operanti in settori emergenti, come la tutela e la valorizzazione dei beni ambientali e culturali, l?agricoltura biologica, l?allevamento, la produzione di serramenti, o la gestione di mense negli istituti penitenziari.
La maggior parte delle cooperative sociali è di recente costituzione, e in molti casi nasce come evoluzione di lunghe esperienze associazionistiche, dalle quali però fa molta fatica a differenziarsi. Si tratta nel 90% dei casi di imprese di piccole e medie dimensioni che, superata la fase di nascita e di primo sviluppo, si trovano oggi ad affrontare il passaggio ad una fase matura e di consolidamento. La cooperazione sociale pugliese vive quindi di numerosi punti di forza, ma anche di strutturali debolezze.
I principali punti di forza sono fortemente legati alla dimensione sociale della sua azione e sono rinvenibili nella notevole motivazione valoriale e solidaristica che anima i suoi operatori; nel buon livello di professionalità degli operatori socio assistenziali; nella capacità di fare rete e lavorare all?interno di network locali, nazionali e internazionali e nella forte capacità innovativa e di sperimentazione, che consente di rispondere in tempo reale ai cambiamenti socio-economici.
I punti di debolezza riguardano invece, nella generalità dei casi, aspetti maggiormente legati alla dimensione imprenditoriale della loro azione. Le coop sociali hanno difficoltà a comunicare con gli altri attori locali e con la cittadinanza, in particolare per far riconoscere il proprio ruolo strategico nello sviluppo del territorio e nel rafforzamento della coesione sociale in quanto enti orientati al perseguimento di finalità pubbliche. Al loro interno vi è una scarsa presenza di figure manageriali formate specificamente per la gestione di questo tipo di imprese sotto diversi profili: amministrazione e contabilità, gestione delle risorse umane, marketing, fund raising. Nella maggior parte dei casi le figure manageriali sono reclutate tra gli operatori dei servizi che in relazione alla loro esperienza diventano manager d’impresa.
La forte dipendenza dalle commesse pubbliche, inoltre, aumenta il rischio di collateralismo politico, e dunque di divenire ed essere percepiti come strumento per la gestione del consenso. Infine la sottocapitalizzazione, l?assenza di patrimonio e la difficoltà di accesso al credito sono elementi che caratterizzano la debolezza strutturale della cooperazione sociale e la difficoltà di agire in un?ottica di investimenti.
Giuliana Ingellis
è ricercatrice sociale del Centro Studi Erasmo di Bari

NUMERI
Il non profit regionale è il secondo del Sud

Sono 12.035 secondo l?Istat le istituzioni non profit che operano in Puglia, il 19,6% del Mezzogiorno. Come numero di istituzioni, la regione si pone al secondo posto del Sud, mentre in relazione al numero degli abitanti è terza, registrando un indice della densità civile di 29,5 istituzioni ogni 10mila abitanti, a fronte di una media del Mezzogiorno che si attesta a quota 31,6.

Come nelle altre regioni del Sud, la forma giuridica più diffusa è l?associazione: esistono in Puglia ben 11.028 associazioni su 12.035 enti non profit. Il resto è costituito da cooperative sociali (circa 700), fondazioni, enti ecclesiastici, università e istituti scolastici, società di mutuo soccorso.

La Puglia è, insieme al Molise, la regione meridionale con la più alta esternalizzazione di servizi di welfare: la percentuale di entrate di fonte pubblica derivanti da convenzioni per la vendita di beni o servizi è pari al 92,0% ccontro una media del Sud del 75,3%.
Fonte: Associazione studi
e ricerche per il Mezzogiorno

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