Economia

Puglia porta d’Oriente. Guardando a Est

Confcooperative ha attivato joint venture e progetti di sviluppo in Albania,Bulgaria e Romania.Ma è il settore sociale,a lanciare qualche grido d’allarme.

di Francesco Agresti

La Puglia è la regione in cui più s?avverte l?Oriente. Qui corre, quasi visibilmente, il confine tra Ovest ed Est». Anche se datate 1957), le parole di Guido Piovene riescono a cogliere l?essenza dei luoghi conservando intatta tutta la loro attualità. Quello che nelle pagine del giornalista vicentino appare come un confine quasi percebile si è come dissolto davanti alle cooperative pugliesi che negli ultimi anni hanno teso la mano verso l?Europa dell?Est. «Le cooperative per loro natura nascono dove c?è bisogno di unire le forze per superare delle difficoltà», spiega Giovanni Tricarico, direttore generale di Confcooperative Puglia, mille imprese associate di cui un quinto dedite ad attività agricole. «Ci è sembrato quindi quasi naturale avviare progetti di sviluppo in alcuni paesi dell?Est Europa, in particolare Romania, Bulgaria e Albania.». In questi Paesi la cooperazione pugliese è impegnata su più fronti. «Confcooperative», riprende Tricarico, «è responsabile di un progetto per il miglioramento produttivo e distributivo del settore agroalimentare di 4 province rumene sul Mar Nero, una zona che presenta caratteristiche simili a quelle del territorio pugliese. Nei prossimi mesi formalizzeremo la costituzione di joint venture tra cooperative agricole pugliesi e imprese agroalimentari rumene nel settore cerealicolo, lattiero caseario, nell?allevamento e in quello vitivinicolo». In Albania, dove è prevista la nascita di un consorzio tra coop e imprese manifatturiere locali, Confcooperative sta esportando know how per diffondere tra le imprese la cultura della qualità e della sicurezza ambientale. Un settore dinamico La storia della cooperazione pugliese è quella delle altre regioni italiane: attecchisce, agli inizi del ?900, nel fertile settore dell?agricoltura, dove le differenze sociali ed economiche tra chi lavora e chi detiene i mezzi di produzione sono più evidenti. Oggi il 60% della produzione regionale nei settori vitivinicolo, oleario e ortofrutticolo è frutto del lavoro di cooperative. Negli ultimi anni quello sociale è stato il settore più dinamico nel mondo cooperativo pugliese, che pure vanta presenze significative in quasi tutti i settori dell?economia regionale. Una crescita che in Gianfranco Visicchio, quarantenne cresciuto nell?Arci Ragazzi e oggi presidente del Consorzio Meridia, socio del Cgm, suscita qualche perplessità. «Dalla fine degli anni ?90 la cooperazione sociale in Puglia ha avuto una crescita esponenziale», commenta. «Siamo passati da 250 a 700 imprese, un dato che va preso con le pinze. Non sono rari, infatti, i casi in cui le coop sociali sono nate perché sollecitate da amministratori locali che le utilizzano come strumento clientelare, oppure a seguito di percorsi formativi per iniziativa degli stessi enti di formazione. La crescita della cooperazione sociale è andata quindi al di là dei bisogni del territorio». Occasioni per i giovani Il maggior numero di coop sociali è concentrato nelle più popolose province di Bari e Foggia, e quello socio sanitario è uno degli ambiti di intervento in cui a cooperazione è più attiva. Negli ultimi anni infatti l?amministrazione regionale ha avviato un piano di razionalizzazione dei presidi ospedalieri che ha fatto crescere la domanda di servizi assistenziali domiciliarizzati. «A seguito del ridimensionamento della rete ospedaliera», aggiunge Visicchio, «la Regione, fortunatamente per noi ma anche per il territorio, ha dovuto investire su servizi di domiciliarizzazione, trovando nella cooperazione sociale un valido supporto». Alla cooperazione sociale guardano con interesse anche i giovani in cerca di occupazione, che sempre più spesso scelgono la formula cooperativa perché consente di mettere unire le forze senza dover sostenere grossi investimenti. Proprio come un secolo fa.


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