Cultura

Un amore incompiuto

"Pochi hanno mantenuto alta l'attenzione sull'Africa come Giovanni Paolo II". In anteprima l'intervista su VITA magazine in edicola da venerdì a Padre Zanotelli

di Emanuela Citterio

Il primo viaggio del Papa in Africa, nel 1980, Alex Zanotelli l?ha seguito da giornalista. Quando il pontefice toccò il suolo dello Zaire (oggi Repubblica democratica del Congo), il missionario comboniano era alla direzione del mensile Nigrizia. Sette anni più tardi sarebbe partito per il Kenya, per poi vivere 13 anni nella baraccopoli di Koroghocho, a Nairobi. Da qui ha seguito le vicende africane, fino al suo ritorno, due anni fa, in Italia. Prima di lui, solo Paolo VI era stato in Africa, e solo in Uganda. Vita: I viaggi di Giovanni Paolo II, in 33 Paesi africani, hanno influenzato i rapporti fra questo continente e la comunità internazionale? Padre Zanotelli: Pochi hanno mantenuto l?attenzione sull?Africa come questo Papa. I suoi viaggi sono stati l?ossatura di questa attenzione continuativa, ma anche nei suoi discorsi pubblici, fino all?ultimo, ha ricordato questo continente e le sue sofferenze. Il suo papato però ha avuto anche dei limiti, proprio nel rapporto con le chiese africane. Vita: Quali? Padre Zanotelli: Da un lato è riuscito a focalizzare il problema dell?Africa e a dare importanza e dignità alle chiese africane con i suoi viaggi, e questo credo che gli africani l?abbiano sentito molto. Dall?altro lato come Papa è stato molto accentratore. Vita: Eppure è stato proprio Giovanni Paolo II, nel 1994, ad annunciare il primo sinodo africano… Padre Zanotelli: Sì, ma proprio in quest?occasione ricordo che ci fu una posizione molto dura. Io ero già a Nairobi. Molti pastori africani avevano chiesto un concilio, non un sinodo. Un?assemblea, cioè, in cui le chiese africane potessero confrontarsi, con abbastanza autonomia per poter prendere delle decisioni. Questa possibilità invece Roma l?ha continuamente negata: non ha voluto il concilio africano, ha voluto il sinodo e l?ha voluto a Roma. C?è stata una tendenza accentratrice in questo papato che ha per così dire risucchiato le chiese d?Africa, che in quel periodo avevano molto più bisogno di essere incoraggiate a diventare se stesse. Vita: L?accentramento di cui lei parla, anche rispetto all?Africa, è dipeso direttamente dalle scelte del Papa o è riconducibile al suo entourage? Padre Zanotelli: C?è stata una scelta accentratrice di fondo. I documenti sulla liturgia di questo Papa, per esempio, sono stati tassativi a livello mondiale. Sulla spinta del Concilio Vaticano II, le chiese africane avevano messo in atto uno sforzo di inculturazione, alla ricerca di una propria liturgia, di una propria teologia, di un proprio diritto canonico. Tutto questo sforzo Roma l?ha bloccato. Mi ricordo la lotta della chiesa congolese per avere un proprio rito. Alla fine l?ha ottenuto, però sul loro messale c?è scritto «missale romanum». L?arcivescovo di Kinshasha, il cardinale Joseph Malula, voleva invece un messale zairese, un rito zairese. Vita: Lo scorso novembre Giovanni Paolo II ha annunciato un secondo sinodo africano. Si farà? Padre Zanotelli: Spero di sì, ma mi auguro che diventi un concilio. È già accaduto in Australia, negli Stati Uniti. Ci sono momenti storici in chi le chiese cercano di darsi e di trovare delle proprie strade. Vita: Anche rispetto ad alcuni problemi sociali dell?Africa, come il modo di affrontare l?Aids, ci saranno secondo lei delle svolte? Padre Zanotelli: In Africa non c?è stata molta discussione circa l?uso dei preservativi. Ma credo che con il prossimo Papa la Chiesa dovrà fare questo passaggio. C?è una riflessione in atto a questo livello in Europa: molti vescovi, fra cui O?Connor di Londra, hanno sottolineato che se si mette la vita come valore fondamentale, l?uso del preservativo in un contesto di alta diffusione dell?Aids è ammissibile come il male minore. Vita: I viaggi di questo Papa hanno influenzato l?atteggiamento dell?Europa nei confronti dell?Africa? Padre Zanotelli: Ribadisco che l?attenzione del Papa per l?Africa ha dato un contributo positivo sotto molti aspetti. Del resto il cambiamento di mentalità non è facile. Basta vedere anche la difficoltà che abbiamo avuto noi missionari a capire e apprezzare i valori delle culture africane. In passato c?è stato molto disprezzo, ma questo atteggiamento ha riguardato tutta la cultura occidentale. Anche per questo è stato difficile a questo papato accogliere alcune istanze provenienti dall?Africa. Ma ora, se vogliamo andare verso quella che don Tonino Bello chiamava «la convivialità delle differenze», accogliere quelle istanze diventa fondamentale.


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