Economia

Esperienze/4 Marketing in braille

Una piccola impresa sociale, fatta da persone con difficoltà visive, offre servizi per ipovedenti. Anche aTelecom e alle Poste.

di Redazione

Una sfida al modello dominante d?impresa sociale, dove i disabili sono, almeno in prima battuta, accompagnati da altri, più forti di loro, verso l?inserimento lavorativo. Inevitabile, in molti casi; non per Peppe Tocco e i suoi soci, tutti ipovedenti, i quali, ?grazie? a una forma di disabilità che non incide sulla capacità di elaborare strategie né su quella di gestire un?organizzazione, hanno fondato a Cagliari una cooperativa per inventarsi un lavoro in autonomia, e ci sono riusciti. La seconda caratteristica è il fatto di operare in un settore, gli ausili per l?ipovisione, già presidiato da associazioni forti e sostenute dallo Stato. «Noi ci rivolgiamo a un target diverso», spiega Peppe Tocco. «Proponiamo servizi alle imprese: un?etichetta in braille, un volantino promozionale elettronico con sintesi vocale. Sono strumenti di marketing per una clientela con esigenze specifiche». Su questo fronte sono in cantiere due progetti: il primo, con Poste Italiane, prevede l?adeguamento tecnologico degli sportelli automatici di Bancoposta e la realizzazione di servizi per ipovedenti. Il secondo, con Telecom Italia, produrrà un?agendina in braille con numeri telefonici utili e di emergenza. «Affidando a noi questi servizi, le aziende ottemperano agli obblighi di inserimento di lavoratori svantaggiati».
A Prima Vista opera anche per i singoli, vendendo software e hardware per l?accessibilità di file digitali attraverso la sintesi vocale.

COOPERATIVA A PRIMA VISTA
Presidente: Peppe Tocco
Settore: Ausili per l?ipovisione
Dipendenti: 7
Fatturato: 30.000 euro
Utile: 4.000 euro
Tel. 340.5429385
Info:info@aprimavista.org
www.aprimavista.it

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.