Cultura

Una diagnosi nel deserto grazie al satellite

di Francesco Agresti

Con un satellite, un computer e una parabola, anche un ospedale da campo nel mezzo del deserto potrebbe avvalersi delle competenze di un centro ospedaliero specialistico. Vincenzo Sica, sottosegretario al ministero dell?Università, sta seguendo un progetto per la realizzazione di un ospedale virtuale della solidarietà, inserito dal presidente Amato nell?ordine del giorno del prossimo G8.
Vita: Di cosa si tratta?
Vincenzo Sica: Le strutture sanitarie italiane hanno trenta ospedali nel mondo, gestiti con risorse insufficienti da Ong o missionari. L?idea è formare in Italia il personale sanitario di questi ospedali, insegnandogli a utilizzare le tecnologie che permettono di trasferire con il satellite informazioni sulle condizioni dei pazienti. Così gli esiti di una Tac potrebbero essere esaminati in un policlinico del nostro Paese e la diagnosi ?spedita? in poche ore.
Vita: Cosa serve per realizzare l?iniziativa?
Sica: Quattro mesi di lavoro e cinque miliardi di investimento sarebbero sufficienti. Si potrebbe utilizzare l?esperienza maturata nell?ambito del progetto di didattica a distanza del Consorzio universitario Nettuno.
Vita: I corsi di laurea in medicina preparano medici capaci di utilizzare la telemedicina?
Sica: No. È per questo che il ministero dell?Università ha sottoscritto un protocollo d?intesa con quello della Sanità per lo sviluppo di un progetto pilota per sperimentare le modalità didattiche a distanza. L?iniziativa sarà finanziata con otto miliardi. L?accordo consentirà l?attivazione di un master in telemedicina in dodici facoltà. Il preside della facoltà di medicina dell?università di Tirana ha già chiesto di formare così gli allievi.

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