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Care famiglie, vi saluto a quota 10mila adozioni

Terminerà il suo mandato venerdì 8 aprile, festeggiando un record personale di autorizzazioni all’ingresso di minori stranieri. Intervista a Melita Cavallo.

di Benedetta Verrini

Ben 9.735 li ha ?portati a casa? da aprile 2001, quando si è insediata, al 31 dicembre 2004. Entro la scadenza del suo mandato alla Commissione adozioni internazionali, venerdì 8 aprile, Melita Cavallo si congederà con il record ?personale? di 10mila bambini stranieri fatti accogliere in Italia.
Sono stati quattro anni di lavoro molto intensi per lei, che alla Cai ha portato lo stile di quando era giudice minorile a Napoli, ascoltando chiunque avesse bisogno. Sposata, tre figli, trent?anni di esperienza nel settore minorile, molti libri scritti, un precedente incarico – sempre da presidente – alla Commissione contro gli abusi all?infanzia istituita dall?ex ministro Livia Turco, la Cavallo ha preso il timone dal giudice Luigi Fadiga quando la Commissione adozioni muoveva i primi passi, e ora lascia un organismo amministrativo con una fisionomia definita, una grande efficienza operativa e uno staff di persone motivate e competenti. Alla fine di questo suo viaggio, che forse la porterà verso altri incarichi istituzionali o forse a fare quello che ha sempre amato, cioè il giudice dei bambini, l?abbiamo incontrata per un bilancio.
Vita: Presidente, cos?era e cos?è diventata la Commissione adozioni?
Melita Cavallo: Quando sono stata incaricata della presidenza, la Cai aveva appena completato il primo Albo degli enti autorizzati, all?epoca 45. Vi collaboravano oltre una decina di esperti e un certo numero di personale distaccato che poi è stato progressivamente diminuito, fino a quasi a dimezzarsi. Nonostante questo, il lavoro fatto in questi anni è stato enorme: oggi abbiamo relazioni con 65 Paesi e ne abbiamo visitati 35, attraverso missioni che ci hanno permesso di aprire nuove frontiere per l?adozione. E poi, abbiamo realizzato tutti i compiti istituzionali interni: ad esempio, oggi la Cai è in grado di dare l?autorizzazione all?ingresso di un minore straniero nel giro di 24 ore, e non è cosa da poco. La gente magari pensa che basti mettere un timbro?
Vita: E invece?
Cavallo: Invece lavoriamo su atti delicatissimi e sarebbe molto grave che i nostri funzionari non vi dedicassero la giusta attenzione. Si tratta di certificati di nascita, di documenti sullo stato di abbandono di minori, di verbali che ne argomentano l?eventuale consenso all?adozione e la loro storia in istituto: su tutto questo materiale è necessario uno stretto controllo, per prevenire abusi e per garantire che i principi di tutela espressi nella Convenzione dell?Aja siano davvero realizzati.
Vita: A questo proposito, c?è qualche situazione all?estero che la preoccupa?
Cavallo: L?Est Europa. Credo che si debba porre molta attenzione alla situazione minorile in questa area. La Romania è un caso esemplare, ma ci sono diversi altri governi dell?Est, Bielorussia in testa, preoccupati che un eccessivo numero di minori dati in adozione possa portare a un danno d?immagine in ambito internazionale, testimoniando una sorta d?inadeguatezza nella tutela dei bambini. Il risultato di questo è il blocco totale delle adozioni, che però non comporta un aumento dell?accoglienza interna. Anzi, mi risulta che sia già aumentato il numero di minori sulle strade, avviati a percorsi di devianza e sfruttati. Mi chiedo se questo non sia un ?danno d?immagine? anche peggiore, per i governi locali. E ovviamente provo un profondo senso di preoccupazione per questi minori.
Vita: Il panorama dell?adozione internazionale è molto cambiato in questi anni?
Cavallo: Sì, rispetto a quando è stata approvata la Convenzione dell?Aja, nel 1993, il contesto si è rapidamente trasformato. Anche se nei Paesi meno sviluppati resta un numero enorme di minori in stato di abbandono, le capacità di adozione, a livello locale, si sono rafforzate. E alle coppie straniere rimangono le situazioni più difficili: bambini grandicelli, bambini con problemi e con un vissuto estremamente problematico, bambini disabili. L?adozione internazionale, in questi casi, diventa qualcosa di diverso. Diventa una forma di ?accoglienza umanitaria? e non più solo un modo per allacciare un legame parentale di genitorialità. Non credo che per questo tutti siano pronti. E non credo nemmeno che l?adozione sia l?unica risposta per questi ragazzini, che rischiano di subire un nuovo fallimento e una nuova ingiustizia. Per loro, a mio avviso, dovremmo interrogarci su forme differenti di sostegno e presa in carico.
Vita: Come valuta la proposta di modifica legislativa del ministro Prestigiacomo?
Cavallo: Ha l?obiettivo di eliminare la fase esaminatoria della coppia e dà un termine più stringente, di quattro mesi, per la scelta dell?ente. Se passa questa linea, si ridurranno i tempi ?italiani?, ma non quelli nel Paese straniero, su cui non è possibile avere un controllo. Di certo, viene valorizzato il ruolo degli enti autorizzati, che dovranno farsi carico più pienamente del vissuto della coppia.
Vita: Un rammarico che le resta, dopo 4 anni da presidente della Cai…
Cavallo: Il pensiero di quei Paesi che non sono riuscita a visitare e con cui non ho potuto costruire relazioni per rendere possibile l?apertura delle adozioni, come il Venezuela e altri Paesi in America Latina. E poi, la difficoltà di coinvolgere i rappresentanti dei vari ministeri nelle attività della commissione.
Vita: Una soddisfazione…
Cavallo: Quando sono stata in visita in Ungheria ho visto negli istituti centinaia di bambini grandi, preadolescenti e adolescenti. Ho provato una tenerezza infinita per loro, per le domande curiose che facevano e per la dolcezza dei loro occhi. Attraverso il ?progetto Ungheria?, un protocollo pilota che prevedeva di ospitarli in Italia presso coppie aspiranti all?adozione durante le vacanze estive, alla fine ne abbiamo fatti adottare definitivamente 12. Quando ci penso, sì, mi sento di aver fatto davvero qualcosa per loro.

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