Non profit
Più Dai, Meno Versi. Festa e riflessioni
Il comitato editoriale di Vita si riunisce in Bocconi per discutere della legge appena approvata e darsi nuovi compiti per il futuro
Tempo di festa ma anche tempo di riflessioni, per il non profit. Il settimanale Vita fa il punto sulla “Più dai Meno versi” a due settimane dal varo del decreto per la competitività che ha visto l?inserimento proprio di un articolo inerente la deducibilità delle donazioni a favore delle onlus (organismi non lucrativi di utilità sociale) e delle associazioni di promozione sociale, per il 10 per cento del reddito del soggetto erogante, e comunque per un importo non superiore ai 70 mila euro (articolo 14 del decreto legge già pubblicato in Gazzetta ufficiale).
E lo fa all?Università Bocconi di Milano, riunendo lì ? in modo pubblico che indica anche il senso di voler unire il ragionamento alla festa ? il suo comitato editoriale, forte di oltre 50 associazioni. Apre i lavori ? in un?aula decisamente strapiena (oltre 100 i presenti) e ricca sia di volti noti del mondo del Terzo settore, della politica e delle professioni sia di giovani studenti – il professor Giorgio Fiorentini, della stessa università, ricorda lo stretto legame tra mondo for profit e mondo non profit e la necessità che entrambi i mondi ? imprese e Terzo settore ? ?stanno individuando di costruire un welfare universalistico sì ma a integrazione variabile?. Che vuol dire, appunto, avere un?idea condivisa di welfare society. ?La Più Dai, Meno Versi?, dice, ?ne è un esempio tangibile e indica un modello di sviluppo possibile. A partire proprio dalle relazioni tra imprese sociali non profit e for profit?. Riccardo Bonacina, direttore editoriale della holding Vita, che fa gli onori di casa sottineando l’eccezionalità del cammino della campagna, passa la parola al direttore responsabile del settimanale Giuseppe Frangi che individua ?in questa battaglia un?esperienza giornalistica che travalica i suoi confini in quanto dimostra che, partendo dal basso, dalla società civile si può arrivare anche a cambiare le regole del gioco della politica?. Frangi sottolinea la filosofia e il percorso bipartisan rigorosamente seguito dall?iter del provvedimento dice: ?La politica ha aperto le porte alla società civile e ha ricevuto l?imprinting dal nostro mondo. Questa vittoria non può che essere l?inizio di una storia?.
L?onorevole Giorgio Jannone (Fi), anche a nome del suo collega Giorgio Benvenuto (Ds), traccia una precisa ricostruzione dell?iter parlamentare della legge, non prima di aver però spiegato la genesi dell?idea, ?nata da due persone, Riccardo Bonacina e Maurizio Carrara (presidente del Cesvi, ndr) che hanno avvicinato me e Benvenuto per proporci di portare avanti questa battaglia?. Certo è che la stessa ricostruzione delle tappe (e intoppi) legislative incontrate dal provvedimento è complessa e tortuosa (come sa bene anche chi scrive per averne seguito le alterne fortune), come risulta dal racconto di Jannone: commissioni Finanze e Bilancio, inserimento in Finanziaria, sua espulsione all?ultimo minuto da parte del Senato dopo l?ok della Camera, lavoro dell?Intergruppo per la Sussidiarietà e in particolare dell?Udc per recuperare la norma nel ddl sulla competitività. Ma il messaggio che l?onorevole porta alla platea è e tutto, netto: ?Questa legge ha un valore politico e morale, la sua natura bipartisan è rimasta intatta fino alla fine, senza Vita non ce l?avremmo fatta?.
Il professore Salvo Pettinato, fra i primi ad essersi occupato della stesura della legge, però, invita a non lasciarsi prendere da un eccessivo entusiasmo: ?Le onlus – dice – nel decreto sono ancora molto, troppo beneficiate. Ma la onlus è solo una categoria fiscale. Basti pensare, ad esempio, che un?associazione importante come quella sulla ricerca sul cancro non è una onlus. I paradossi – avverte il giurista – sono sempre in agguato?. Un altro paradosso è quello delle sanzioni cui può incorrere il donatore, responsabile ?in solido? con un ente non profit che poi dovesse rivelarsi privo delle caratteristiche richieste, ma difende la ratio della norma: ?Giusto che le sanzioni si applichino anche al donatore?, dice, pur ricordando che ?il vero aggravio sanzionatorio è per gli enti sprovvisti dei requisiti richiesti?.
Altre perplessità sono state sollevate da alcuni rappresentanti del non profit, come Telethon, Airc e Fai (Fondo per l?ambiente italiano), che non rientrano pienamente nelle categorie previste dal decreto-legge 35/2005 in base alla classificazione che esso ha rimaneggiato degli enti di ricerca scientifica. L?onorevole Mainetti, vicecapogruppo dell?Udc interviene a nome dell?onorevole Volonté per ricordare ?l?intervento decisivo del viceprepremier Follini a favore del varo del provvedimento? ma crede anche che ?ora bisogna più che altro guardare al futuro. Bisogna lavorare su impresa sociale e riforma del codice civile?, dice, per completare un quadro che dia nuova centralità al non profit?.
Edoardo Patriarca, portavoce del Forum del Terzo settore, dopo aver rimarcato l?importanza di ?avere un “nostro” settimanale, come Vita è, che riesce a imporre queste battaglie?, richiama la necessità di riprendere le fila di un?altra normativa ferma in Parlamento, quella ?legge sull?impresa sociale, nata da un?imponente raccolta di firme nel 2001 promossa dalla Compagnia delle Opere, arrivata a essere approvata alla Camera ma oggi ferma al Senato?. Patriarca sottolinea anche che ?quando si parla di competitività e di declino, si dimentica sempre che la spina dorsale del nostro Paese non è solo fatta dall?impresa, ma anche da quei soggetti che sono capaci di fare rete, creare coesione e solidarietà. Senza queste caratteristiche – conclude – si perde anche la capacità di fare impresa. Con pochissimo, invece, noi riusciamo a realizzare un grandissimo valore aggiunto?. Come è successo con la Più Dai, Meno Versi. Poi, certo, è vero che molte migliorie tecniche sono ancora possibili ma quello che è importante è che sia passato, nell?opinione pubblica come nella classe politica, un principio, la deducibilità fiscale delle donazioni. Che vuol dire fare welfare ma anche fare cittadinanza.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.