Formazione

Di non profit a Venezia vivono in 6.000

Tratto da Gente Veneta , no.12 del 2005 di

di Redazione

“Solidale” è il volontariato, l’associazionismo, i buoni principi. Ma anche l’economia e l’impresa, quella che genera occupazione. Che non profit infatti non significhi solo volontariato, perlomeno i soggetti del terzo settore veneziano sembrano averlo capito, visto che oggi offrono lavoro a ben seimila persone.

E’ questo il buon risultato comunicato dalla ricerca “Struttura e Strategia dell’economia sociale: il caso del territorio veneziano”, che l’assessorato alle Politiche sociali, la Direzione centrale e l’Osservatorio Politiche di Welfare hanno presentato lunedì 21 marzo al Centro Papa Lucani di via Querini a Mestre. Indagine che dimostra come «il no profit fa parte delle quattro più produttive attività del territorio, ben più significativo – dal punto di vista occupazionale – del ciclo produttivo della chimica, che ne impiega tremila», esclama soddisfatto l’assessore Beppe Caccia. «E questi dati – aggiunge Caccia – calcolati su 113 organizzazioni non del volontariato ma su quelle realtà che fanno “economia solidale”, escludono tutto il settore pubblico. Sono seimila gli occupati in tutto il Comune e il fatturato da loro realizzato nel 2004 è stato di 120 milioni di euro».

Si genera utile, e lo si reinveste. Bei numeri. Ma bisogna avere la forza per realizzarli: «Sì – conferma l’assessore – partire è uno dei grandi problemi, ma il segreto per andare avanti è l’impresa sociale. Due termini che fra loro non sono in contraddizione; anzi, recuperano il loro significato originale». Di no profit dunque si può “campare”, lavorando in un settore che non esclude affatto il guadagno, ma che è votato a reinvestirlo in attività socialmente utili. Un dato fondamentale, precisa anche il direttore dell’Osservatorio Politiche di Welfare Michele Testolina, è che «il panorama degli interventi è molto diversificato e articolato. I presidi su cui si interviene sono gli anziani, l’immigrazione, ma anche per esempio il disagio abitativo». «Altro punto – riprende Caccia – è che Venezia ha una percentuale di occupati superiore rispetto a quella del Veneto: gli occupati del no profit nella regione sono il 2.7%, a Venezia invece il 3.2%». L’identikit della cosiddetta “economia solidale” veneziana vede, secondo la ricerca realizzata dal prof. Fabrizio Panozzo e dal prof. Enrico Memo di Ca’ Foscari, un’importanza predominante del settore dell’assistenza agli anziani, anche se le aree di impiego risultano comunque diversificate.

Età media? Fra 30 e 40 anni. Nelle collaborazioni, comprese quelle volontarie, svetta soprattutto la componente femminile, con un’età media di circa 50 anni; i collaboratori retribuiti, invece, superano il numero dei volontari, e hanno soprattutto tra i trenta e i quaranta anni. Un dato che dimostra quanto anche per il terzo settore sia divenuta importante la componente professionalizzante, anche se i settori della sanità e dell’emarginazione arruolano ancora un maggior numero di volontari.

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