Volontariato

Carrelli (etici) d’Italia

Una ricerca svela: il 50% degli italiani compra un prodotto solo dopo aver verificato che è corretto. E l’85% spenderebbe di più se...

di Sara De Carli

Italiani, popolo di consumatori etici. La nuova caratteristica dei nostri consumatori emerge da una ricerca sulla responsabilità sociale d?impresa nella prospettiva dei consumatori, realizzata a fine 2004, che il professor Marco Frey, ordinario di Economia alla Scuola superiore S. Anna di Pisa, ha presentato alla Camera di commercio di Milano in occasione della Giornata mondiale dei consumatori, il 15 marzo. Gli italiani sono i più attenti d?Europa – e dei Paesi industrializzati – alle qualità etiche dei prodotti: l?85% di loro infatti si dice disposto a pagare il 10% in più per un prodotto realizzato secondo procedure che rispettino l?ambiente e non utilizzino il lavoro di bambini. Al secondo posto ci sono i tedeschi e i francesi (84%), seguiti da Canada (80) e Usa (79).
La responsabilità sociale d?impresa dunque decolla anche fra i consumatori: per gli italiani è addirittura il secondo criterio che pesa nel giudizio su un?azienda, subito dopo la valutazione dei prodotti e prima delle performance finanziarie, connesse al reddito o alla leadership. Gli italiani inoltre chiedono più informazioni sui modi in cui le aziende percorrono la strada della csr (76%), ritengono che le imprese siano responsabili di migliorare l?ambiente (80%, rispetto al 67 degli altri Paesi industrializzati) e di ridurre gli abusi sui diritti umani (67% contro 43). Siamo primi anche nel caused related marketing: il 69% dei consumatori nostrani è disposto a pagare il 10% in più un prodotto o un servizio se l?azienda devolvesse il surplus al non profit.
Ma queste dichiarazioni di intenti reggono la crisi e il caro prezzi generalizzato? Forse non sempre, visto che alla prova dei fatti scendono a uno su due (50,5%) gli italiani che hanno acquistato prodotti solo dopo aver verificato che non inquinano e che non vengono da aziende che non rispettano i diritti dei lavoratori.
«In effetti dalla ricerca emerge che l?Italia è il Paese con la maggiore divergenza tra il comportamento dichiarato e quello effettivo», ammette Angela Alberti, presidente di Adiconsum Milano e vicepresidente del tavolo interistituzionale appena nato alla Camera di commercio milanese. «Ma è anche vero che in questi ultimi anni il commercio equo e solidale ha avuto una crescita vorticosa e che iniziative come le fiere del consumo critico suscitano grande attenzione da parte del pubblico. I consumi etici, poi, in generale si posizionano nel settore alimentare, che non è tra quelli più costosi per un bilancio famigliare: se una famiglia taglia, comincia da altri settori. Senza dimenticare che anche i costi dei prodotti equi potrebbero scendere se aumentassero i consumi».

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