Cultura
Croce rossa: un volo umanitario da Bagdad
Portava nove pazienti con patologie neoplastiche sono ariivati da Bagdad. Sono la contropartita umanitaria inclusa nelle trattative per liberare Giuliana Sgrena?
di Redazione
Forse è solo una coincidenza temporale, o forse no. Mercoledì notte – cinque giorni dopo la drammatica conclusione del sequestro Sgrena – è artrivato un nuovo volo umanitario con nove pazienti iracheni, curato dalla Croce Rossa Italiana. Che ufficialmente, come precisato dal suo commissario straordinario Maurizio Scelli, non è entrata nelle trattative per il rilascio della giornalista del Manifesto. Ma era stata protagonista, anche con la promessa di una contropartita umanitaria, nella vicenda che portò alla liberazione delle «due Simone», Simona Pari e Simona Torretta. Il punto nevralgico resta l?ospedale di Baghdad che la Cri gestisce da quasi due anni e frutto di una convenzione con il ministero degli affari esteri. Lì ogni giorno, circa 200 iracheni ricevono assistenza sanitaria; lì si ascoltano e si raccolgono voci e commenti. Da lì, se si vuole, si può far arrivare un messaggio. Gli stessi 007 italiani, il giorno dopo il drammatico video diffuso dai sequestratori di Giuliana Sgrena, il 16 febbraio, osservarono che i rapitori avevano voluto lanciare dei «segnali». Ci fu chi interpretò, ad esempio, il riferimento ai bambini feriti dalle cluster bomb come una richiesta di assistenza sanitaria. Tuttavia si possono solo fare illazioni sul fatto che il nuovo volo umanitario giunto mercoledì a Fiumicino sia stato messo sul piatto della bilancio del rapimento Sgrena. Però – fa notare un operatore impegnato nell?organizzazione di questi viaggi – potrebbe non essere un caso che i nove iracheni siano arrivati a Roma solo cinque giorni dopo la risoluzione del caso della giornalista italiana. Il gruppo di iracheni 8 bambini e un adulto, saranno curati negli ospedali di quattro diverse regioni. I nove pazienti, che non presentano ferite di guerra ma soprattutto patologie neoplastiche e altre malattie, sono stati suddivisi negli ospedali del Lazio (2), dell?Umbria (1), della Lombardia (1), della Campania (2), e del Veneto, dove sono stati ricoverati nella clinica di Otochirurgia tre fratellini, provenienti da Baghdad. I tre ragazzini, di 3, 11 e 14 anni, sono tutti affetti da sordità di origine familiare. Sono stati ricoverati nella clinica otochirurgica dell?azienda ospedaliera di Padova, diretta dal prof. Gregorio Babighian, ed ora dovranno essere sottoposti a esami diagnostici per valutare le possibilità di un recupero dell?udito. Il ponte umanitario con l?Iraq è stato avviato dalla Croce Rossa nel luglio del 2003, poco dopo l?inizio del conflitto, sulla base di un protocollo di intesa con le Regioni italiane, che ha il Veneto come coordinatore, che ha lo scopo di far fronte ai ricoveri d?urgenza di pazienti iracheni, soprattutto bambini. Da allora, ha spiegato il coordinatore delle Regioni per questa attività, Luigi Bertinato, sono stati portati in Italia 149 pazienti, ricoverati in ospedali di 15 diverse regioni. Tra di essi, molti erano iracheni feriti in bombardamenti o attentati, che non potevano essere curati nelle strutture locali, avendo la necessità di diagnosi o interventi chirurgici possibili in ospedali attrezzati e tecnologicamente avanzati come quelli italiani.
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