Welfare
Niger: nessuna punizione ai proprietari di schiavi
Dietro front del governo sulla legge che punisce chi possiede schiavi. Multe a chi lo rende pubblico. In Niger ci sono ancora 43mila schiavi.
La legge l’avevano fatta solo nel maggio scorso: per la prima volta nella storia, il Niger fissava una punizione per chi possedeva schiavi, condannandoli a 30 anni di prigione. Eppure, da allora, nemmeno uno dei 43mila schiavi presenti nel Paese era stato liberato. Finchè un pezzo grosso del settore, un capo Tuareg di nome Arissal Ag Amdague, aveva annunciato la liberazione di 7mila suoi schiavi il giorno 5 marzo. Luogo dell’evento, per cui era prevista anche una cerimonia pubblica destinata a trovare grande eco, era Tillaberi.
Ma le cose non sono andate come previsto. Anche questa volta nessuno schiavo è stato liberato. Anzi, Arissal Ag Amdague e i suoi uomini hanno negato di avere schiavi. Stando al settimanale The Economist, pare che la causa di questa retromarcia sia da ricercare molto in alto: addirittura presso il governo. I proprietari di schiavi sarebbero stati puniti non per il possesso di schiavi, ma per la pubblicità che avessero dato al fatto. Come dire, occhio non vede, cuore non duole. E come se la pubblicità negativa, in questo modo, non ritornasse a livelli esponenziali sui governanti del Niger.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.