Non profit

Acri in allarme (per i rumors)

Temuta la sterilizzazione dei diritti di voto delle fondazioni nelle loro partecipate bancarie per le quote eccedenti il 30% del capitale di queste ultime.

di Redazione

L?Acri, l?associazione che rappresenta collettivamente le fondazioni di origine bancaria e le casse di risparmio spa, apprende oggi, da notizie diffuse da agenzie di stampa, che qualcuno avrebbe voluto sterilizzare i diritti di voto delle fondazioni nelle loro partecipate bancarie per le quote eccedenti il 30% del capitale di queste ultime. Non è abitudine dell?Acri commentare i rumors, ma se la notizia fosse vera, una simile volontà ci parrebbe in netta contraddizione con la sostanza della riforma approvata poche ore fa dalla Camera dei Deputati per tutelare meglio il risparmio degli italiani. Non crediamo, infatti, che sarebbe utile per i nostri concittadini inserire ? né in quella né tanto meno nel decreto legge sulla competitività di imminente approvazione da parte del Governo – elementi portatori di ulteriore instabilità nell?industria del credito del Paese, che invece nel permanere delle fondazioni nel capitale delle banche ha finora trovato un ancoraggio equilibrato, e comunque rispettoso delle regole della concorrenza, contro la probabile deriva verso una ?dismissione in saldi? a favore di investitori stranieri. Non si tratta di un invito al protezionismo ma alla chiara presa di coscienza di un fatto, la cui consapevolezza è senz?altro presente non solo alle Autorità competenti in materia. L?eventuale scelta da parte del legislatore nel senso ipotizzato, segnala l?Acri, colpirebbe circa la metà delle fondazioni (36 su 88) e penalizzerebbe ingiustamente e significativamente nella salvaguardia del valore dei loro patrimoni tutte quelle fondazioni che in questo momento stanno negoziando la cessione di ulteriori quote delle loro partecipazioni nelle banche: volontariamente e senza che alcuno violi la loro autonomia di gestione, così come voluta dalla legge dello Stato (art. 2 d.lgs 153/99) e recentemente riconfermata dalle sentenze della Corte Costituzionale (sentenze 300 e 301 del 29 settembre 2003). Un?eventuale violazione dell?autonomia statutaria e gestionale delle fondazioni di origine bancaria, che sono soggetti privati, determinerebbe senz?altro nuovi conflitti di carattere giurisdizionale, sulla cui valutazione di fondo nel recente passato gli Organi deputati sembrano essersi già chiaramente espressi. L?Acri segnala inoltre che sterilizzare parte dei diritti di voto delle fondazioni cozzerebbe con il senso più profondo del decreto legge 143/2003 – poi convertito in legge dal Parlamento, la n. 212/2003 – in base al quale le fondazioni con patrimonio contabile netto inferiore a 200 milioni di euro, o operanti prevalentemente in regioni a statuto speciale, possono mantenere il controllo delle relative banche, in genere casse di risparmio di piccole dimensioni. Il legislatore aveva, infatti, voluto prevedere questa possibilità affinché le banche locali possano salvaguardare quell?identità e quell?autonomia rispetto a grandi gruppi ? sia italiani sia stranieri ? che meglio consente loro di fornire adeguata attenzione e servizi mirati ai consumatori ? risparmiatori, ma soprattutto piccole imprese ? presenti nei circoscritti territori a cui si rivolgono.

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.