Volontariato

Quel poeta aveva visto giusto

La pace é la condizione più ragionevole e più affidabile per arrivare a capo delle grandi divisioni.

di Giuseppe Frangi

Ma bel oltre/ l?ottuso anacronismo, pervade l?uomo ormai
una ripugnanza,/
ormai concettualmente/ la mente umana espelle/
da sé la guerra, la sua oltranza.

Mario Luzi

Bisogna credere ai poeti? E’ bello leggere questi stupendi versi del grande Mario Luzi, morto a 90 anni con una baldanza giovanile che ha stupito sino all?ultimo giorno. è bello perché per tanto tempo li abbiamo sentiti veri, persino più reali del dilagare di guerra che ha contrassegnato la storia recente del mondo. C?è stato un momento in cui questi versi sembravano una delle poche cose a cui attaccare la credibilità delle nostre speranze, per un mondo che evitasse di passare di inutile strage in inutile strage. E ci sono stati anche momenti in cui anche questi versi sono sembrate parole perdute, sconfitte davanti alla prepotenza disperante della guerra.
Parole sentite così vere, così aderenti a quel sentimento di realtà che condividevamo con milioni di uomini potevano essere solo un desiderio? Non potevano essere il vero motore della storia? I poeti, quelli veri, non parlano mai invano. Così Luzi. Passando dalla poesia alla storia, in questo inizio del 2005 abbiamo visto segnali di un qualcosa che stava cambiando. Anche chi ha ostinatamente perseguito in questi anni la logica della guerra ha dovuto riconoscere che quella strada era una strada cieca. Abbiamo visto, in sequenza, cadere tanti ?dogmi? bellici, da Bagdad a Gerusalemme. In Iraq i musulmani hanno dato prova di uno spirito democratico su cui nessun profeta della guerra di civiltà avrebbe scommesso mezzo dollaro. A Gaza e dintorni la successione di Arafat si è consumata civilmente, smentendo tutte le cassandre di una possibile guerra civile. A Tel Aviv il premier Sharon è uscito dal vicolo cieco in cui si era infilato, ribaltando la propria politica e spaccando il proprio partito di appartenenza. Avessimo pensato a uno scenario così anche solo un anno fa, con la campagna elettorale americana in corso e il Medio Oriente nel caos, saremmo stati presi per visionari. Invece questi timidi segnali che hanno rasserenato questo inizio del 2005 hanno dimostrato ancora una volta, se ce n?era bisogno, che la pace è la condizione più ragionevole e più affidabile per arrivare a capo delle grandi divisioni che lacerano tanti popoli e tante zone della terra.
Ma la pace è anche fragile. Va coltivata e custodita con intelligenza, va tenuta al riparo dai ricatti e dai terribili colpi di coda dei demoni della guerra (?l?oltranza? di cui parla Luzi). Va seguita nei suoi passi che non sono mai definitivi ma sempre relativi. Va protetta dagli spiriti faziosi che vedono il mondo a senso unico, da qualunque parte lo guardino. Va sostenuta con un pensiero che non permetta di ridurla a mero sentimento, ad autoconsolazione.
La pace è complicata, perché costringe a rimuovere tante rigidità; ma è anche semplice, perché una volta che le si lascia via libera è capace di sciogliere nodi che sembravano impossibili. Tutto questo voleva dirci Mario Luzi con quei versi. Come ogni poeta vero, non scriveva mai parole invano.

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