Famiglia
Ricordate Beslan? Là nessuno riesce a dimenticare
Lo dice l'Unicef, in un rapporto a 6 mesi dal massacro, che testimonia una situazione molto difficile
A sei mesi dai tragici eventi che sconvolsero la città di Beslan, tra l’1 e il 3 settembre del 2004, con la morte di 331 persone, tra cui 172 bambini, restano gravi le ripercussioni sulle comunità colpite. Lo dice l’Unicef, in un comunicato stampa che ricorda come, in particolare, è acuto il trauma psicologico cui è ancora oggi soggetta la popolazione di Beslan, non solo i ricoverati o i feriti, ma tutti i sopravvissuti e i familiari delle circa 1.200 persone prese in ostaggio. I bambini hanno pagato il prezzo più alto, come vittime predestinate del massacro e come soggetti più deboli e indifesi che devono sopportare i traumi conseguenti.
Per rispondere al bisogno d’assistenza della popolazione di Beslan, l’UNICEF è intervenuto in 4 fasi: fornitura di medicinali e attrezzature mediche per l’assistenza ai feriti negli ospedali (fase 1, completata a metà settembre); equipaggiamento delle altre 6 scuole di Beslan per poter accogliere i bambini della scuola distrutta (fase 2, forniture essenziali inviate prima della fine d’ottobre 2004); assistenza psicosociale ai sopravvissuti, alle famiglie colpite e agli altri bambini di Beslan (fase 3, tuttora in corso); programmi regionali di educazione alla pace e alla tolleranza, rivolti ai funzionari governativi, agli esponenti della società civile e ai rappresentanti di giovani e adolescenti di 5 repubbliche del Caucaso settentrionale: Kabardino-Balkaria, Nord Ossezia, Inguscezia, Cecenia e Daghestan (fase 4, in corso).
Attraverso il piano di intervento, l’UNICEF ha fornito medicinali e apparecchiature mediche a 5 ospedali di Beslan e Vladikavkaz; ha equipaggiato con materiali scolastici e attrezzature le 6 scuole di Beslan, il Centro di recupero psicosociale della città, un orfanotrofio e un istituto d’accoglienza di Vladikavkaz; ha avviato un progetto d’assistenza psicosociale rivolto a 7.000 tra adulti e bambini traumatizzati e ha provveduto alla formazione di 59 psiscologi, 78 insegnanti e 43 assistenti sociali; ha fornito apparecchiature mediche al Centro di recupero psicosociale di Vladikavkaz – che resta il principale punto di riferimento per la formazione degli specialisti e l’assistenza terapeutica alle vittime – e sostiene il lavoro di 16 psicologi nelle 6 scuole di Beslan.
L’esito tragico della crisi degli ostaggi ha inoltre contribuito ad acuire la tensione nell’intera regione del Caucaso settentrionale, colpita da oltre 10 anni d’instabilità e violenze e in cui la situazione umanitaria rimane drammatica, soprattutto in Cecenia, dove 5 anni di conflitto hanno contribuito a destabilizzare un numero crescente di repubbliche caucasiche.
Dinanzi alla grave instabilità politico-sociale che interessa non solo Beslan ma l’intera regione del Caucaso settentrionale, l’UNICEF ritiene di importanza strategica – insieme agli interventi d’assistenza umanitaria e psicosociale – la promozione tra le popolazioni dell’area di una cultura del dialogo, della tolleranza e della risoluzione pacifica dei conflitti.
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