Cultura

I tulipani senza petali

Gli omicidi politici di Pim Fortuyn e Theo Van Gogh, hanno cambiato tutto. Il multiculturalismo si è sfasciato.

di Maurizio Pagliassotti

Corrono in bicicletta le mamme e i papà olandesi nella fredda pioggia invernale. Si alzano sui pedali e rilanciano la corsa con vigore alla minima salita: capelli biondissimi al vento, guance rosse come mele mature, portano sul seggiolino posteriore bimbi paffuti che accompagnano a scuola. Le nuvole del Mare del Nord buttano scrosci di pioggia e grandine. Pochi gli ombrelli aperti, quelli dei turisti; i locali camminano incuranti del freddo, magari canticchiando un motivetto.
«L?Olanda sta cambiando», commenta Hepka guardando il traffico di due ruote che si sposta per le vie di Amsterdam. «Le Mercedes e le Bmw stanno sostituendo le biciclette, e non è un fenomeno di costume. Sta cadendo un?ideologia. Il perbenismo calvinista sta crollando e l?ostentazione della ricchezza travolge stili di vita radicati nella nostra società da secoli. La bicicletta non è solo un mezzo di trasporto: simboleggia una cultura del benessere volta a non accentuare le differenze. Una mamma che accompagna all?asilo il suo piccolo su un?auto extralusso rinnega il passato dell?Olanda e abbraccia il modello dell?ostentazione, della ricchezza sfacciata che mai è appartenuto a questo Paese. È un peccato, e alla lunga sarà anche pericoloso».

«Scare», cioè paura
Scare, ossia paura, è la parola forse più utilizzata in Olanda, insieme a tolleranza. Anzi, le due corrono parallele all?interno delle discussioni. Gli olandesi amano parlare di se stessi: un tempo lo facevano con una punta di superiorità, oggi più turbati e dubbiosi ma, nel solco del pragmatismo nordico, per loro tutto deve avere una risposta, e veloce. «Lavoro in un ostello cristiano», continua Hepka, «e gli affari vanno bene, meglio che a molti altri ostelli. Sai perché? Da noi è tutto vietato. Camere separate, chiusura a mezzanotte, no a droghe e alcool, proibito fare sesso, proibito fare casino. Ogni sera, un incontro sulla Bibbia. Chi non si adegua lo buttiamo fuori, ma non è mai stato necessario. I ragazzi che cercano qualcosa di nuovo ad Amsterdam sono sempre di più, e noi abbiamo quel che cercano». Tutto è in rapido cambiamento in questo Paese, e la riscoperta di valori dimenticati, delle «radici giudaico cristiane» appare l?ancora cui si aggrappano sempre più persone rimaste deluse da un sistema che rinnegano. Perché le nubi all?orizzonte, vere e nuove paure con cui convivere, appaiono scure come il cielo di Amsterdam.
Due omicidi politici in due anni, quelli di Pim Fortuyn e Theo Van Gogh, ovvero la libertà d?espressione all?ennesima potenza. Il primo, un politico difficilmente classificabile, a mezza strada tra anarchia e destra estrema, è stato ammazzato, apparentemente senza motivo, da un ecologista militante. Il regista Theo Van Gogh, invece, ha pagato con la vita il suo film sulla condizione delle donne musulmane: un marocchino con passaporto olandese gli ha tagliato la gola in una via della capitale. Mentre Van Gogh agonizzava per strada, il modello culturale olandese crollava fino a temere lo scoppio di una guerra civile, con decine di moschee incendiate e proteste in piazza contro la comunità musulmana.

Nel museo di Anna Frank
Nel museo dedicato ad Anna Frank ad Amsterdam, il pubblico è invitato a partecipare a un gioco nel quale bisogna scegliere tra il controllo e la totale libertà di espressione schiacciando un pulsante. Vengono presentati vari casi, tra cui gruppi di neonazisti che invocano Hitler e le leggi razziali. Il pubblico, nonostante si trovi a pochi metri dal diario originale della Frank, non ha dubbi: pulsante verde, la libertà d?espressione deve prevalere, comunque. «Siamo diventati ciechi, schiavi di parole che hanno perso il loro significato. L?Olanda ha smarrito il suo spessore culturale e ha dimenticato la storia», commenta sconsolato Karl, uno dei pochi che continuava a schiacciare il pulsante rosso. «Fortuyn e Van Gogh sono morti perché volevano spacciare la violenza per libertà, per loro colpire con le parole era un diritto. E a volte il salto dalla libertà al farsi giustizia è breve».
Se domandi a un olandese se teme qualcosa, ci sono ottime probabilità che ti risponda di no ma, scavando, spesso emerge il dubbio che le radici culturali del passato siano da rivedere. Un sospetto derivante dall?insicurezza dilagante, soprattutto economica. Lo smisurato sistema di protezione sociale del passato subisce drastici tagli. Un tempo tutti gli universitari in regola con gli esami guadagnavano fino a 600 euro al mese, un disoccupato otteneva sussidi elevatissimi, perfino le prostitute legalmente inquadrate avevano diritto a un sistema sanitario e pensionistico privilegiato. Oggi però il sistema è in via di ripensamento, mentre il mercato del lavoro deregolamentato ha creato posti precari e mal retribuiti. Tutto questo ha generato malumori, ricerca dei responsabili e nostalgia dei bei tempi andati. I colpevoli sono stati facili da trovare: gli immigrati, e soprattutto i musulmani.

Al capolinea del 14
Il tram numero 14 attraversa Amsterdam, dalle eleganti casette vecchie di quattro secoli dei quartieri Centrum e Jordaan ai palazzoni simil sovietici della zona est con le scritte sui muri «Non esiste la terra della tolleranza», fino a Yafa Plan, il ghetto musulmano. Nugoli di bambini color caffelatte scorrazzano nelle vie accompagnati da mamme che indossano vestiti tradizionali islamici. Rari gli olandesi. Qui si parla arabo-marocchino e turco.
Il Polder Model, ovvero l?ideologia che ha fatto convivere pacificamente tutte le etnie nel dopoguerra e ha regolato anche droga, prostituzione ed eutanasia, appare vecchia e superata. Non è più sufficiente ?scompartimentare? drogati e prostitute, turchi e marocchini, omosessuali e lesbiche. Ora tutto sembra debordare oltre i confini assegnati dal sistema.
Nella retorica di Fortuyn uno slogan aveva fatto breccia: «Pieno è pieno», quando è troppo, è troppo. Il riferimento era alla comunità musulmana ma, a distanza di due anni, la frase ha assunto molte chiavi di lettura. Il raggiungimento del carico massimo del Polder Model ha liberato timori sconosciuti. «I turisti vengono sempre meno, fortuna che ci sono i giornalisti», ridacchia una ragazza seduta al bancone della discoteca Ovidius.
La comunicazione tra le varie comunità, in un contesto sociale suddiviso per colonne verticali non comunicanti, è difficile: cattolici, protestanti, musulmani sono ben separati fin dall?asilo, e le loro relazioni sono saltuarie. La discriminazione è sancita per legge: cittadini autoctoni, alloctoni occidentali, alloctoni non occidentali e, all?ultimo gradino, immigrati privi di cittadinanza.

Se fa male la libertà
Il problema è sorto quando la comunità musulmana ha incominciato a interpretare un po? troppo allegramente la libertà olandese, trasformando la terra dei mulini in surrogato delle terre d?origine. Con il paradosso che alcuni comportamenti che risulterebbero intollerabili perfino per le autorità marocchine sono radicati tra la comunità che risiede in Olanda. Le risposte alle degenerazioni talvolta appaiono grottesche, come la paventata scuola di olandesità per gli imam: corsi di educazione sessuale, aborto, eutanasia, utilizzo di stupefacenti leggeri impartite a coloro che sono incaricati di mantenere l?Islam ben piantato nel solco della tradizione.
Ma centrare il problema dell?Olanda sulla mancata integrazione dei musulmani significa mancare il bersaglio. Perché nel sistema di colonne di cui sopra anche i cattolici, dopo decenni di semisegregazione, danno segnali di insofferenza. Il limite è stato superato con la legge sull?eutanasia anche per i minori di 12 anni. Nelle campagne tradizionaliste, la gente sbuffa. Anche in questo caso «pieno è pieno». «Stanno tagliando le pensioni e la sanità. Hanno deciso di uccidere i bambini. Pagheremo davanti a Dio. Dobbiamo tornare indietro». L?indifferenza trasformata in valore non regge più e il ?multiculturalismo? all?olandese è una scatola vuota. La società olandese è come una pentola in cui bolle una minestra con mille ingredienti.
La medicina che alcuni vedono è l?autoritarismo anarchico, apparentemente inattuabile ma con profonde radici popolari. Se una buona fetta della popolazione chiede che il ripensamento sia generalizzato, altrettanti desiderano che le restrizioni siano incentrate solo sul fronte ?non autoctoni?. Mark Leindeeker, editorialista del quotidiano Nrc Handelsblad, smentisce che l?Olanda stia per intraprendere la strada dell?anarchia: «La gente chiede risposte all?incertezza dilagante. Fortuyn le diede, magari in maniera rozza, ma disse ciò che molti pensano. Temo che si abbandoni la strada della moderazione. Invece si deve evitare lo scontro».
I media fomentano la crisi. Tv e giornali creano un clima di panico generale e spingono verso una concezione della politica libera dai partiti, ormai visti come inutili o dannosi per un Paese che in passato ha delegato troppo. Come dice Paolo Pescarmona, ricercatore dell?università di Delft: «In Olanda ogni cittadino ha la propria verità assoluta. E quando tutto è vero, la verità non esiste più». Il politologo Bertjan Veerbeek non ha dubbi. «Il nostro è un Paese dove tutto è permesso purché non turbi la quiete generale. Io credo che non ci sia nessun ripensamento nello stile di vita, anche perché la creazione ad arte del problema musulmano ha centrato l?attenzione solo su un aspetto».
La gente sente di vivere un momento importante. Le comunità continuano a vivere separatamente e a progettare cambiamenti; e ciascuna sta portando l?Olanda in un porto sconosciuto.

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