Non profit

Deducibilità, anche l’Unione ci sta

Ormai da due mesi l’opposizione sembrava aver mollato la presa sulla battaglia legislativa e culturale della +Dai -Versi. Abbiamo chiesto a cinque dirigenti dell’Unione il perché.

di Ettore Colombo

I Ds – e, non ne dubitiamo, il centrosinistra tutto, sia nella sua visione ristretta che allargata – «ci vogliono bene». L?idea, lo diciamo senza malizia, consola. Del resto, l?hanno intitolato così un loro recentissimo libro curato dai tre responsabili dei dipartimenti Welfare (Livia Turco), Associazionismo (Mimmo Lucà) e Lavoro (Cesare Damiano), di certo le tre teste migliori che il partito di Fassino ha a disposizione su questi temi. Il welfare che i Ds disegnano e perseguono è quello «che crea sviluppo e promuove la buona e piena occupazione», «il welfare delle persone, delle famiglie e delle generazioni». «Il benessere delle persone, che è un motore dello sviluppo, deve diventare fine e mezzo della crescita economica e sociale», scrivono i Ds. Non c?è motivo per dubitarne, s?intende, però su una legge ben nota ai lettori di Vita, la +Dai -Versi, l?impressione è che l?Unione e i suoi componenti, dopo aver sostenuto il provvedimento bipartisan Benvenuto-Jannone nel suo iter parlamentare e anche nella possibilità che questo venisse travasato nella legge Finanziaria (come non è avvenuto), abbiano un po? – se non parecchio – mollato la presa. Non tanto e non solo legislativa, ma anche culturale, politica, insomma.

Ci pensi il governo
«è diventato un cavallo di battaglia dell?Udc e ora persino Tremonti cerca le simpatie del non profit con la sua proposta di legge sull?8 per mille», sussurrano nell?Ulivo che conta, «che se la sbrighino i partiti al governo, ora, la matassa. Tanto i soldi e la forza per inserirlo nel ddl sulla competitività non ce l?hanno…». Siamo andati a vedere le carte per capire se il cuore duro dell?Ulivo ha ?dimenticato? la +Dai -Versi (e il tema delle deduzioni fiscali, per non dire quello della sussidiarietà in senso lato) o meno.
«Tutto il nostro gruppo parlamentare ha sostenuto la +Dai -Versi», ribatte gentile e fermo Mimmo Lucà, che nei Ds fa anche parte della segreteria, ricordando che «anche al nostro congresso Fassino ha detto parole chiare sul nuovo welfare da costruire e sulla sussidiarietà, un concetto che ormai è entrato nel nostro patrimonio culturale e politico. Registro un dato, però: con il centrodestra al governo il terzo settore non ha avuto una lira né un provvedimento in più. Quelle di Tremonti sono boutade. L?8 per mille poteva farlo da ministro e invece niente. Ora vogliono inserire la deducibilità fiscale delle donazioni alle onlus nel decreto sulla competitività, che però dovrebbe servire alle imprese. Faranno un provvedimento omnibus? Vedremo. Siamo pronti a votarlo ma dalle parole agli atti concreti ce ne corre. Resta il punto: i benefici di cui può usufruire il contribuente, persone fisiche e di imprese, oggi è insufficiente».
Enrico Morando, che nei Ds è il leader dell?anima liberal quanto Lucà di quella cristiano-sociale, rivendica la battaglia dell?opposizione per inserire la +Dai -Versi dentro la Finanziaria: «Al Senato il governo ci ha impedito anche solo di discuterla, quella proposta, che ritengo una priorità all?interno delle proposte di riforma dello stato sociale che portiamo avanti. La welfare society può nascere anche grazie alle agevolazioni fiscali per le donazioni e più in generale con una fiscalità di sostegno per il non profit come per gli investimenti e le imprese. Certo, non nego che il concetto di sussidiarietà, dentro il mio partito, incontri più difficoltà di quante non ne incontri nella Margherita. Ai tempi della Commissione bicamerale per le riforme istituzionali ero una mosca bianca, quando parlavo di sussidiarietà orizzontale, ora invece, nei Ds, è diventato lessico comune tra me, la Turco, Bersani ma la strada da fare è ancora lunga. La maggioranza di centrodestra, però, vuole solo fare le nozze con i fichi secchi. Nella competitività o ci mettono ben più dei 300 milioni che dicono, oppure la deducibilità fiscale non passerà nemmeno questa volta. Credo che abbiano altre priorità».
Proprio in casa della Margherita, invece, l?onorevole Ermete Realacci, forse in quanto esponente di quell?Intergruppo sulla Sussidiarietà che ha chiesto e ottenuto dal vicepremier Follini rassicurazioni sull?inserimento della norma nel decreto all?esame del Consiglio dei ministri venerdì, è più ottimista anche se teme anche lui «il rischio sovraccarico ed effetto omnibus del provvedimento. Le tentazioni sono sempre dietro l?angolo ma per ora quella norma gode di un consenso esteso». Realacci, che pure fa il modesto riconoscendo che «nella Margherita su questi temi c?è sensibilità ma dire queste cose stando all?opposizione si fa meno fatica», attacca duro l?uscita di Tremonti: «Il suo 8 per mille è un bluff proprio come la promessa del premier di aumentare gli aiuti allo sviluppo, che invece sono stati ridotti. Questa è stata una delle Finanziarie più disastrose per il terzo settore».

Pronti per dire sì
Tornando ai Ds, però, anche un esponente della minoranza interna come il senatore Nuccio Iovene rispedisce le accuse al mittente: «L?Ulivo, a differenza della Cdl, ha parlato poco e fatto parecchio, per il non profit, settore che quando noi eravamo al governo ha portato a casa risultati importanti. La disponibilità a votare la deducibilità fiscale delle donazioni da parte mia e di tanti altri colleghi c?è ma finché non la vedo scritta nel ddl non ci credo. Sull?impresa sociale abbiamo già dimostrato volontà collaborativa, siamo pronti a rifarlo ma io vedo solo un governo che cerca di rifarsi il belletto con il non profit».
Marida Bolognesi, che nella passata legislatura presiedeva la commissione Affari sociali, è un?altra diessina di sinistra a cui non importa «chi propone un provvedimento, l?importante è che sia giusto. Ecco perché non avrei nessun problema a votare la +Dai -Versi nel ddl sulla competitività. Ma servono, per il futuro, regole chiare anche per il terzo settore, se vogliamo costruire un nuovo welfare e una legislazione moderna in campo sociale. Io chiesi che il terzo settore entrasse persino dentro la nostra Costituzione ma non c?era consenso unanime allora né tantomeno oggi su questi temi. Al governo e nemmeno all?ordine del giorno della discussione politica. Vorrei uno scossone».
Anche noi. Farci voler bene, a volte, non basta. Soprattutto in politica. Anche in quella di sinistra.

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