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Togo: le dimissioni di Gnassingbé non risolvono la crisi

Con le dimissioni del presidente togolese, l'Unione africana segna un successo smussato dalle tensioni che continuano nel Paese africano

di Joshua Massarenti

E così, il presidente Faure Gnassingbé ha dovuto rinunciare a una poltrone occupata volutamente o forzatamente, questo non lo sapremo di certo domani, all’indomani della morte di suo padre, l’ex dittatore Eyadéma. Venerdì scorso, in un discorso pronunciato alla televisione nazionale, Gnassingbé ha rassegnato le sue dimissioni, una decisione che era nell’aria dopo le sanzioni internazionali che si erano abbattute sul Paese in seguito alla decisione presa il 5 febbraio scorso da falchi militari di sostituire Eyadéma con suo figlio. L’Unione africana (Ua) e la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Cedeao), capeggiata dal presidente nigeriano Obasanjo, avevano messo la bando il Togo da tutte le loro istanze chiedendo “un ritorno totale all’ordine costituzionale”. Il che significa la destituzione del presidente, l’attribuzione ad interim del potere al presidente dell’Assemblea nazionale Fanbaré Natchaba Ouattara (oggi in esilio) e una tornata elettorale prevista entro 60 giorni dalla morte dell’ex presidente Eyadéma ma ormai è stato tutto rimandato a fine aprile, stabilità politica permettendo). Da venerdì è subentrato a Gnassingbé un uomo di fiducia dell’attuale potere, Bonfob Abbasa, che assicurerà l’interim fino all’elezione per la quale lo stesso Gnassingbé ha già annunciato la sua candidatura. Sebbene, assieme agli Usa e alla Francia (ex potenza coloniale), l’Ua e la Cedeao abbiano “salutato questa decisione” con il ritiro delle sanzioni inflitte al Togo, la crisi non può ritenersi finita. Anzi, a detta di molti esperti, rischia di aggravarsi. Prova ne sono le centinaia di persone scese ieri nelle strade di Lomé per protestare contro il nuovo presidente ad interim. L’iniziativa è stata lanciata dall’opposizione politica e dalla società civile locale, tornate in piazza per chiederew che il potere venga attribuito al presidente dell’Assemblea nazionale nel pieno rispetto della Costituzione. Durante la manifestazione si erano intraviste bandiere inneggiando Gilchrist Olympio, il figlio del primo presidente del Togo e accerrimo nemico della famiglia Eyadéma. La figura del principale oppositore togolese è fonte di non pochi problemi di una costituzione fatta su misura dall’ex dittatore Eyadéma. Questa esige dai candidati alla presidenza una residenza permanente da almeno un anno in Togo prima della scadenza elettorale. Ora, Olympio è in esilio dal 1992 dopo essere scampato miracolosamente a un attentato escogitato dal regime. Il mutismo delle autorità sul caso Olympio non presage nulla di buono…


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