Mondo

Onu svela cifre spaventose di vittime in Darfur

L'Onu ipotizza tra 100mila e 400mila le vittime del conflitto nella regione occidentale del Sudan

di Paul Ricard

Stime ufficiali ancora non ce ne sono, ma il conflitto del Darfur potrebbe avere gia’ provocato dai 100.000 ai 400.000 morti. Molti di piu’ dei 70.000 di cui si e’ parlato finora. Sono le cifre ipotizzate dalle agenzie dell’Onu e dagli esponenti delle organizzazioni non governative presenti in Sudan, durante l’incontro di ieri con la delegazione del Partito democratico europeo.

La riunione e’ durata circa un’ora e il quadro disegnato dagli operatori che si occupano della crisi del Darfur e’ drammatico. Per diverse volte, infatti, viene utilizzata l’espressione ‘disastro umanitario’. Oltre ai due presidenti del partito, Francesco Rutelli e Francois Bayrou, e’ a Khartoum, tra gli altri, anche il responsabile Esteri della Margherita Lapo Pistelli, che avverte: ”La comunita’ internazionale deve intervenire al piu’ presto altrimenti le persone che avranno necessita’ di aiuti umanitari potrebbero salire fino a 3 milioni e mezzo”. Alla riunione partecipano, tra gli altri, Mike Mc Donagh, membro dell’Ufficio affari umanitari dell’Onu, Carlos Alberto Lopes Veloso del World Food Programme, Kurt Degerfelt, ambasciatore e capo della delegazione dell’Unione europea in Sudan, rappresentanti dell’Unicef e del Unhcr. Tutti i presenti ribadiscono con forza la situazione di grande difficolta’ in cui vivono le popolazioni del Darfur, vittime ormai da tempo dei miliziani Janjaweed appoggiati dal governo di Khartoum.

Lopes Veloso sostiene che a oggi le persone danneggiate a vario titolo dal conflitto sono almeno 2.800.000. Enormi i danni all’economia locale: l’agricoltura e’ in sofferenza ma i settori del commercio e dell’allevamento sono a terra. Mc Donagh denuncia la gravita’ della situazione puntando in particolare sui diritti umani: sono continue le segnalazioni di sequestri e aggressioni anche a danno degli operatori umanitari.

E’ proprio Mc Donagh a parlare di disastro umanitario. I membri della Ong insistono anche sulla necessita’ di punire i crimini commessi contro le popolazioni del Darfur e ribadiscono l’opportunita’ di affermare il principio di responsabilita’ per quanto accaduto. I rappresentanti dell’Unione europea condividono e rilanciano il ruolo del Tribunale penale internazionale, questione piuttosto controversa per la contrarieta’ degli Stati Uniti.

Fino a oggi le cifre ufficiali parlano di 70.000 vittime dal 2003, anno di inizio delle ostilita’. E se Degerfelt osserva che si tratta di cifre controverse, Mc Donagh afferma che c’e’ sicuramente da aspettarsi un numero molto superiore, che potrebbe andare dalle 100.000 alle 400.000 vittime. In molti chiedono che la comunita’ internazionale intervenga rapidamente con un progetto efficace per evitare che la situazione possa peggiorare ulteriormente.

Il World Food Programme ha un impegno di spesa di 10 milioni di dollari per il Darfur nel 2005, ma sostiene che sarebbero necessari almeno 50 milioni. Pistelli ritiene giusti gli allarmi lanciati dalle agenzie dell’Onu e dalle Ong e avverte: ”Dobbiamo decidere e agire il prima possibile. Da quando si stabilisce un intervento al momento in cui il cibo riesce ad arrivare a chi ne ha bisogno passano quattro mesi e quindi cio’ che decidiamo oggi ha a che fare con chi sfameremo a giugno.

Oggi abbiamo registrato una richiesta pressante per decisioni operative e tempestive”. ”Tutte le organizzazioni – aggiunge il responsabile Esteri della Margherita – parlano di una efficiente macchina degli aiuti, ma nello stesso tempo convergono su questo dato: il numero di persone bisognose avra’ una drammatica escalation e potrebbe arrivare a tre milioni e mezzo. Individui che non possono far altro che aspettare gli aiuti”. Pistelli ricorda inoltre che il problema della sicurezza che non esiste schiaccia l’economia e che e’ necessario ricostruire le ”condizioni minime della vivibilita’ ordinaria”.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.