Mondo

Libano: uccisione Hariri, resta aperta la pista Al Qaeda

L'arabista di punta dell'Università del Michigan, Juan Cole, intervistato da "La Stampa", non crede alla "pista siriana" e punta l'indice contro Al Qaeda

di Paolo Manzo

”Tendo ad essere scettico sulla responsabilità siriana. Damasco ha un’influenza davvero potente nel Paese dei Cedri. Pensare che abbia avuto un omicidio per tutelare i propri interessi in qualche misura sorprende”. Lo dichiara in un’intervista a ‘La Stampa’ l’arabista di punta dell’Università del Michigan, Juan Cole, in merito alla possibile responsabilità della Siria sulla morte di ex premier Rafk Hariri. ”Al Qaeda d’altra parte – spiega l’arabista – era notoriamente ostile ad Hariri a causa dei suoi legami con i sauditi. Non sono stati rari nel passato recente episodi di aggressione contro cittadini libanesi in Arabia Saudita e in Iraq da parte di gruppi fondamentalisti legati ad Al Qaeda”. C’è però un’altra possibilità. ”Una tale quantità di esplosivo – sottolinea Cole – e la logistica necessaria per l’attentato implicano una struttura operativa simile a quella di cui dispongono imponenti gruppi criminali come la mafia russa, che potrebbe essere entrata in collisione con gli interessi economici di Hariri”. ”Damasco – conclude l’arabista – per ora si è limitata ad accusare Israele, facendo leva su teorie cospirative comuni in Medio Oriente, ma per sapere cosa davvero è avvenuto bisognerà attendere l’esito dell’inchiesta. Non credo che mancheranno prove sul luogo del delitto”.


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