Welfare

Carcere, i diritti si fermano fuori

Gravi accuse al sistema penitenziario italiano nel Rapporto Annuale di Amnesty International. E una ricerca rivela: oltre un detenuto su tre ha parenti stretti in carcere

di Gabriella Meroni

Amnesty International ha presentato oggi il suo Rapporto Annuale, e ancora una volta l?Italia finisce sotto accusa per la situazione delle carceri. È questa infatti la macchia più grossa che il Rapporto di Amnesty riporta a proposito del nostro Paese. «Persiste la situazione di grave sovraffollamento nelle carceri italiane, così come continuano a venire denunciati assistenza medica inadeguata, carenze igieniche e problemi connessi, tra cui un’alta percentuale di suicidi, tentati suicidi e autolesionismo», ha detto il presidente di Amnesty Italia, Daniele Scaglione. Il rapporto riferisce di numerose denunce di maltrattamenti da parte degli agenti di polizia penitenziaria, alcune delle quali parlavano di veri e propri episodi di tortura, insieme a notizie di decessi, in circostanze controverse, di un certo numero di detenuti. Nel paragrafo ?Tortura e maltrattamenti nelle carceri? si legge di «frequenti denunce di aggressione fisica dei detenuti da parte di agenti delle forze dell’ordine», molte volte contro cittadini di origine africana o rom. Il rapporto parla anche di ”tortura e maltrattamenti? non solo in carcere, ma anche nei centri di detenzione temporanea per stranieri dove «vi sono state diffuse proteste dovute in gran parte alle condizioni insoddisfacenti di detenzione, che in qualche caso equivalgono a trattamenti crudeli, inumani e degradanti». Resta grave, si legge ancora, il sovraffollamento nelle carceri, e persistono casi di assistenza medica inadeguata e carenze igieniche. Amnesty segnala infine ?momenti di forte tensione? nei centri di detenzione per stranieri che hanno dato luogo a sfoghi e proteste dovuti in larga parte alle condizioni critiche di queste strutture. «Chiediamo quindi», ha concluso Scaglione, «che si prenda in considerazione l’istituzione di un comitato di ispettori indipendente per fare luce su ciò che accade nelle carceri italiane». Oggi è stato lanciato anche un altro allarme, sempre sul pianeta carcere. La rivista Terre di mezzo ha infatti presentato un?inchiesta da cui emerge che il 35,4% dei detenuti italiani ha o ha avuto, un parente dietro le sbarre. I dati ? che in gran parte risultano sconosciuti anche al Dap, Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria – sono stati raccolti dagli stessi detenuti nei carceri di Milano San Vittore, Padova e Roma Rebibbia, facendo passare di cella in cella i questionari serviti a censire la situazione. I risultati: a Milano ben 301 detenuti, il 35,4% degli interpellati, ha, o ha avuto, un parente (genitore, coniuge o figlio) detenuto; 190, l’hanno ancora oggi, 35 detenuti hanno più di un familiare recluso nella stessa o in altre carceri. La droga e i reati legati all’immigrazione, sono tra i motivi più frequenti di carcerazione. Per saperne di più vai al sito di Amnesty


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