Welfare

Se per lo Stato il futuro è un azzardo

Non si può pubblicizzare il gioco come ipotesi di costruzione di un futuro migliore.

di Riccardo Bonacina

l Rapporto 2004 sull?esclusione sociale a cura di Caritas Italiana e Fondazione Zancan (Vuoti a perdere, ed. Feltrinelli), ci aveva avvertito già lo scorso ottobre, ancor prima che la cronaca nera portasse alla ribalta i casi di suicidio e di disperazione dei troppi che non riescono più ad avere nessun?altra percezione del proprio futuro se non nella forma di una puntata ad uno tra i tanti giochi di fortuna e d?azzardo. Il Rapporto ci aveva avvertito: la dipendenza da gioco d?azzardo sarà il vero buco nero della nuova esclusione sociale, fenomeno che interessa centinaia di migliaia di cittadini italiani, vittime di una forma di dipendenza incentivata dallo Stato, che in assenza di risposte istituzionali (poche e sperimentali anche quelle del privato sociale) non hanno altra alternativa che la dissoluzione di ogni prospettiva di speranza e l?affidarsi alle spire dell?usura e della microcriminalità. Un buco nero che inghiotte larghissime fasce della popolazione già a rischio di povertà (oltre 7 milioni in Italia) giacché, dicono le statistiche, sono sempre più numerose le persone che non si giocano il superfluo per un?emozione o per una grande vincita, ma giocano il necessario nella speranza di compensare una vita sempre più difficile. Un buco nero dai costi sociali altissimi perché disgrega famiglie e comunità e perché corrompe l?idea stessa di speranza e di futuro. Riflessioni cui ci ha spinto il trionfale comunicato di Lottomatica che segnala nel 2004 il quasi raddoppio degli incassi rispetto al 2003 (12 miliardi di euro nel 2004 rispetto ai quasi 7 dell?anno precedente). Al boom ha ovviamente contribuito il record di giocate sul tanto atteso 53 sulla ruota di Venezia, atteso da 175 estrazioni, numero su cui gli italiani hanno investito nelle ultime settimane dello scorso anno oltre 3 miliardi di euro, cioè tutte le speranze di qualche milione di italiani. Come abbiamo accennato, il gioco d?azzardo ha assunto un posto di crescente importanza nel determinare il ricorso al prestito da usurai: nel 2000 esso era l?ottava causa, nel 2002 la quarta, nel 2003 la terza, secondo le prime proiezioni sul 2004 è probabile ch?esso diventi la prima causa. Fatemi segnalare solo altri due numeri: per le statistiche sono 600mila gli italiani vittime di usura (giro criminale di 25 miliardi di euro) e solo 1.197 le istanze esaminate dalla Commissione nazionale antiracket per le vittime dell?usura dal 1999 al 2003! D?altra parte, da due anni il governo non rifinanzia l?articolo 15 della legge 108 contro l?usura! Ora, in uno Stato sempre più bacchettone e invasivo che vieta il fumo e forse anche le merendine e ci avverte sull?uso dei farmaci, di fronte a uno Stato che evoca a sé la salute e persino la beneficenza dei suoi cittadini attraverso scelte dirigistiche e coercitive, trovo scandaloso il ricorso all?incentivazione sociale del gioco d?azzardo. Il fatto che i soli proventi del Lotto assommino nel 2003 a quasi il 5% del totale delle imposte dirette e indirette, può giustificare il fatto di incrementare le forme e le possibilità di gioco di Stato e di pubblicizzare il gioco d?azzardo come ipotesi di diverso futuro? Un consiglio al presidente Silvio Berlusconi: se vuol essere almeno un po? coerente, prenda carta e penna e scriva agli italiani spiegando che il futuro non è una puntata d?azzardo, ma qualcosa che si costruisce con responsabilità e fatica.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA