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Droga, “Disobbezienza civile contro la legge Fini”
Lo dicono gli operatori del cartello nazionale 'Non incarcerate il nostro crescere' coordinato dal Cnca
Tutti d’accordo nel rifiuto della legge Fini sulle tossicodipendenze, un testo che ”non e’ emendabile ma va riscritto daccapo”: operatori, istituzioni e associazioni dei consumatori si sono ritrovati dalla stessa parte, alla Conferenza nazionale di Bologna organizzata dal cartello nazionale ‘Non incarcerate il nostro crescere’, coordinato dal Cnca e del quale fanno parte sette Regioni e la Provincia autonoma di Bolzano. Gli operatori, in particolare, si sono detti pronti ad azioni di disobbedienza civile dinanzi a delle disposizioni ritenute ”inaccettabili prima di tutto per ragioni morali e culturali”. Al governo che sta organizzando, per settembre, la Conferenza nazionale sulle droghe a Pescara, gli animatori del cartello mandano a dire che sono pronti a partecipare solo se l’evento sara’ organizzato per ”favorire un reale, ampio e articolato confronto tra esperienze diverse, uno scambio non ipotecato da una proposta di legge che non e’ mai stata discussa con la stragrande maggioranza degli addetti ai lavori”.
Le Regioni Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Marche, Sardegna, Toscana e Umbria, insieme alla Provincia di Bolzano, hanno presentato alla Conferenza di Bologna un proprio documento di indirizzo in materia di tossicodipendenze, che segna – rendono noto gli organizzatori – una ”chiara differenziazione e una netta alternativita’ al modello difeso dal governo con la sua proposta di legge”. Alle assise di Bologna, alle quali hanno partecipato oltre mille tra operatori, amministratori e studiosi, e’ stata inoltre riaffermata la ”funzione strategica” della prevenzione che pero’ ”deve oggi partire dalla constatazione di un aumento generalizzato dei consumi e dal fatto che la sperimentazione di droghe sta diventando sempre piu’ un elemento dei ‘normali’ contesti giovanili del divertimento”.
E’ stata inoltre riconosciuta l’importanza, anche scientifica, dei ‘servizi di prossimita”, cioe’ di quegli interventi che si impegnano nel contattare i possibili consumatori di droghe, a cominciare dal mondo giovanile, nei luoghi dove essi si incontrano (la strada, le discoteche e i luoghi del divertimento, ecc.), che ora devono pero’ trasformarsi da ”progetti sperimentali” in ”interventi di sistema”. Infine, tutti gli addetti ai lavori si sono trovati concordi nel denunciare il rischio che l’approvazione della legge Fini rappresenta per il sistema carcere. I detenuti italiani, e’ stato sottolineato, gia’ oggi sono costretti a vivere in una situazione di grave sovraffollamento, con una qualita’ della vita deteriorata e quasi ovunque al di sotto degli standard anche minimi di tutela della salute e degli altri diritti fondamentali. L’entrata in vigore della proposta governativa porterebbe in carcere un enorme numero di persone, ”provocando, presumibilmente, tensioni e conflitti esplosivi”.
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