Non profit

La nostra sfida al “corto termismo”

Il mensile "Communitas" nasce per non darla vinta allo scetticismo ed al cinismo.

di Giuseppe Frangi

“Professore, ma ha un futuro questo Paese?”. Dall?altra parte del tavolo, nella grande stanza delle riunioni di Vita c?è Stefano Zamagni, che quando è di passaggio a Milano non manca quasi mai di fare una capatina in redazione. Questa volta del resto aveva un motivo in più: prendere la prima copia di Communitas, fresca fresca di stampa. Ogni conversazione con ?il professore? non rischia mai di essere banale. Così anche quella domanda un po? a bruciapelo diventa in un attimo il pretesto per aprire orizzonti, piste di lavoro, per mettere in cantiere mille servizi. La domanda, per quanto estemporanea, tocca la questione più vera che si possa porre: se un uomo non ha davanti un futuro a cui tendere, a cui guardare con speranza, con trepidazione e con convinzione, è un uomo destinato a ripiegarsi su se stesso. E con lui il Paese che di tanti uomini così, alla fine, è fatto. Il bello del ?professore? è che affronta sempre le cose con l?impeto di chi sa che la soluzione non sta mai nei terreni dell?utopia. Così svela subito il nome del male che ostruisce la vita italiana. La chiama con definizione efficacissima ?corto termismo?. Tecnicamente è quel fenomeno che vincola l?agire politico al corto orizzonte della legislatura: si decide e si provvede solo per trovare una riconferma cinque anni dopo. Il risultato è che nessuno progettualmente mette testa oltre quella scadenza. Ma ?corto termismo? è anche una parola che fotografa un fatalismo sociale diffuso, che determina la paura di fare figli; come pure determina quell?affannosa rincorsa consumistica secondo la quale è meglio un telefonino oggi che una laurea domani. In sintesi ?corto termismo? è la condizione di un Paese che non sa alzare lo sguardo e non sa immaginare il domani per i propri figli (tanto che, per togliersi l?angoscia, smette di farli?). «Lo ammetta: è duro, professore, scommettere sul futuro?» Nient?affatto, ribatte sorridente e persuaso. A volte bastano accorgimenti semplici e intelligenti per rovesciare situazioni senza vie di uscita. Nulla di impossibile. Per esempio lui ha l?idea di transitare da questo sistema di democrazia competitiva ormai allo stremo ad un altro modello, quello deliberativo. Che si poggia sulla persuasività dei propri progetti e delle proprie ragioni; che cerca una verità pratica, resistente a tutti gli scetticismi; che ammette la possibilità di autocorreggersi alla luce delle buone ragioni portate dagli altri. Torneremo presto su quest?idea. La proporremo. Poi ci parla della necessità di una democrazia economica, dove il pluralismo formale nelle istituzioni economiche viene corretto da un pluralismo delle istituzioni («Sembra incredibile, ma nel nostro Paese, vedi articolo 2247 del Codice civile, solo l?impresa capitalistica ha diritto di cittadinanza»). L?elenco delle idee, dettate da una passione per le cose e per le persone, si fa lungo, appassionante. Lo scetticismo della domanda iniziale svapora. Intanto il professore tiene sempre tra le mani quell?oggetto bello, fresco di stampa e pieno di parole. E sembra lanciare un implicito messaggio. Ragazzi, qui avete gli strumenti per costruire ipotesi e speranze. Lavorateci e credeteci. Chiaro, professore. Ci lavoreremo e ci crederemo. Communitas come Vita è nata per questo. Per non darla vinta al cinismo e allo scetticismo.


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