Mondo

Sudan: Khartum applica la politica del bastone e della carota

Il governo sudanese fa finta di aprire al dialogo con la Comunità internazionale sulla questione diritti umani

di Paul Ricard

Il governo del Sudan ha contestato la proposta dell’Onu di investire la Corte penale internazionale delle atrocita’ commesse nel Darfur e si e’ impegnato a istituire un tribunale nazionale per i crimini di guerra nella cui giurisdizione far rientrare questi casi. ”Riteniamo che il sistema legale sudanese sia professionale abbastanza e capace di fare giustizia”, ha detto ai giornalisti dell’Onu il vice-presidente sudanese Ali Uthman Muhammad Taha dopo un incontro con il Consiglio di Sicurezza. Il rapporto della Commissione di inchiesta dell’Onu pubblicato a fine gennaio aveva suggerito la Corte penale internazionale come foro per il processo dei crimini contro l’umanita’ commessi dalle milizie arabe contro i civili neri nella provincia del Sudan. Gli Stati Uniti, pur avendo premuto per la fine delle atrocita’ a Darfur e per l’adozione della parola ‘genocidio’ per definirle nel rapporto, sono contrari alla Corte Penale Internazionale e avevano suggerito nei giorni scorsi di resuscitare il Tribunale per i crimini di guerra in Ruanda, che a sede ad Arusha, a questo scopo.


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