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Autocritica

La “lezione” del voto in Iraq vista da Alberto Asor Rosa. Ovvero, il principe dell’ideologia prende atto della realtà. Ed esalta una pratica un tempo reietta.

di Alter Ego

«Ciò che è accaduto in Iraq rappresenta una grande lezione per tutti noi». È qualcosa di più di una riflessione pubblica, è autocritica. L?autocritica di un intellettuale grande quanto il mondo a cui si riferisce: la sinistra. È l?autocritica di Alberto Asor Rosa, un maitre-à-penser che, nel bene e (soprattutto) nel male, ha fatto e disfatto la cultura in Italia negli ultimi quarant?anni. Una cultura che, dai massacri di Stalin alla Primavera di Praga, a Chernobyl, di autocritica ne ha sempre fatta poca. Perché, affermava, era specializzata nella critica. «In generale», continua Asor Rosa, «credo debba servire a tutti gli avversari della guerra. La realtà dell?Iraq infatti appare ben più complessa di come avevano previsto e, se mi è permesso di dare un suggerimento, eviterei in futuro di ragionare trincerati dietro a certe barriere pregiudiziali». Come dire? Il principe del pensiero ideologico e pregiudiziale prende atto della realtà, che resta sempre più vera, e più imprevedibile, come dimostra la partecipazione al voto in Iraq. «L?affluenza testimonia», conclude Asor Rosa, «che l?ostilità a Saddam era molto più profonda e intensa. Un atteggiamento ampiamente sottovalutato da quelli che si schierarono ?senza se e senza ma?». La morale è semplice. Non è aver cambiato idea a favore della guerra. È che l?autocritica è più importante della critica. Anche a sinistra.


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