Famiglia

Caro biberon! Ancora troppe bugie

La denuncia di Sos allattamento della Lega consumatori Acli che rileva come non ci siano stati reali cambiamenti

di Antonietta Nembri

Dopo la decisione presa dal ministro della Salute di inviare i Nas nelle farmacie e nei supermercati d?Italia per effettuare controlli sul prezzo del latte in polvere, Lega Consumatori Acli torna sulla questione caro-biberon per denunciare le numerose bugie raccontate in questi mesi ai consumatori.
A cominciare dalla promessa di abbassare il costo dei latti artificiali tra il 25 e il 35 per cento , che è stata mantenuta solo parzialmente, mentre il decreto Sirchia-Marzano (che doveva risolvere il problema delle sponsorizzazioni) non è stato ancora varato e comunque introdurrà modifiche assolutamente insufficienti.
Lega Consumatori Acli Toscana ricorda che è stata una sua indagine – condotta a marzo 2004 su tutto il territorio nazionale – a far emergere in Italia il problema del caro-biberon. Problema che è balzato agli onori delle cronache di tutti i giornali e telegiornali nazionali. I dati dell?inchiesta mostravano chiaramente l?esorbitante costo di tali prodotti rispetto al resto d?Europa. Da qui la decisione dell?Antitrust di avviare una nuova istruttoria (la prima risale al marzo del 2000) nei confronti dei produttori di latte per l’infanzia, per accertare l’eventuale sussistenza di un?intesa restrittiva della concorrenza. “In questi mesi si è scritto e parlato molto del problema e non sempre nel modo corretto”, sottolinea Linda Grilli di Sos Allattamento. “In particolare sono state raccontate ai consumatori molte bugie e alcune mezze verità e ora è tempo che si faccia finalmente chiarezza”.

La prima bugia smascherata è che non è vero che i prezzi dei latti sono scesi del 25-35%
Le rilevazioni effettuate a campione da Lega Consumatori Acli Toscana a gennaio 2005 – e i cui risultati saranno resi noti a giorni – mostrano chiaramente che gli sconti promessi ci sono stati solo sui latti 1 in polvere e in modo non omogeneo: le oscillazioni di prezzo, da un punto vendita all?altro e da una regione all?altra, restano ancora molto elevate. Di sicuro c?è che gli sconti tanto attesi non hanno riguardato i latti 2 (tranne che in qualche caso), né i latti liquidi, né tantomeno quelli cosiddetti ?speciali?.
“Per questi ultimi – stiamo parlando dei latti HA, HR, ecc? – le segnalazioni ricevute dai genitori mostrano addirittura alcuni aumenti di costo, attualmente oggetto di verifica”, osserva l’associazione.

E poi non è vero che il decreto Sirchia-Marzano risolverà il problema delle ?sponsorizzazioni?
Dopo lo scandalo del caro-biberon, i ministri Sirchia e Marzano avevano promesso di modificare il DM 500/94 (che regolamenta il commercio e la pubblicità dei sostituti del latte materno) per arginare determinati comportamenti scorretti: turnazioni negli ospedali, forniture gratuite di prodotti, convegni sponsorizzati dalle ditte, ecc? Effettivamente la nuova legge ha recentemente passato il vaglio della Conferenza Stato-Regioni ed ora è stata depositata presso il Consiglio di Stato. Il problema è che, malgrado le parole entusiastiche dei due ministri, le modifiche che questo decreto introdurrà sono assolutamente insufficienti: per esempio i divieti introdotti saranno validi solo ed esclusivamente per i latti 1, quelli indicati fino a 4-6 mesi.

Non è vero che per risparmiare sul costo dei latti è necessario acquistare il latte su Internet
Senza dover ricorrere a importazioni dall’estero, gruppi di acquisto solidali o a Internet, anche in Italia, è possibile acquistare latte artificiale a prezzi europei. Si tratta di prodotti egualmente validi ma ? non essendo ?sponsorizzati? né dagli ospedali, né dai pediatri ? le mamme non li acquistano e finiscono per spendere cifre da capogiro per alimentare i propri figli. “Perché il ministero della Salute non rende noti ai consumatori i prezzi di cessione dei latti di tutte le aziende?” si chiede Sos Allattamento. “Se un bambino è sano e non presenta particolari problemi di salute, i genitori potrebbero consultare le tabelle comparative dei prezzi e scegliere il prodotto meno caro. In questo senso si è mossa solo Federfarma Lombardia, che lo scorso novembre ha lanciato l?iniziativa ?Lo sai, mamma??, che prevede la distribuzione di migliaia di opuscoli informativi per aiutare i genitori a scegliere tra 147 tipi di latti (solo in Italia esistono tante tipologie di latti!), alcuni dei quali costano il 600-700% in più rispetto ai prezzi europei”.

Inoltre non è vero che allattare al seno è una questione di fortuna
La risposta più corretta al caro biberon sarebbe innanzitutto la promozione, il sostegno e la protezione dell’allattamento materno. Tutte le mamme potrebbero in teoria allattare al seno i propri figli – i casi di agalattia, ovvero la mancanza “patologica” di latte, sono meno del 5% – eppure poche lo fanno in modo esclusivo fino a sei mesi, così come raccomanda l?Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms).
Rinunciare all?allattamento materno rappresenta raramente una scelta della mamma: informazioni scorrette o insufficienti, scarso sostegno da parte di personale sanitario adeguatamente formato, eccessiva medicalizzazione.
Ma anche tanta pubblicità e sofisticate strategie di marketing da parte delle aziende produttrici di alimenti per l?infanzia: forniture gratuite di prodotti, consegna di pacchi-dono e valigette alle donne, Baby Club e incontri organizzati nei punti vendita, siti internet, riviste e pubblicazioni di ogni tipo. “L?obiettivo? Minare l?autostima delle mamme nella loro capacità di allattare e, allo stesso tempo, rafforzare la fiducia nella sempre più ricca gamma dei prodotti industriali. Infine, se a queste problematiche si aggiungono quelle legate alla sempre maggiore precarietà del lavoro femminile – con conseguente rientro anticipato in ufficio o in fabbrica – il quadro delle difficoltà nei confronti dell?allattamento materno diventa completo”.

“E? evidente che va innanzitutto ristabilita un ?cultura dell?allattamento?: più informazioni alle madri per far loro comprendere l?importanza dell?allattamento al seno, ma anche interventi formativi adeguati per gli operatori sanitari che devono essere messi in condizione di aiutare le madri al momento del bisogno”, conclude Linda Grilli. “L?allattamento materno va anche però protetto (e in modo forte!) dagli interessi economici che intorno ad esso gravitano. Lega Consumatori Acli – insieme a tutte le associazioni dei consumatori aderenti al Consiglio Nazionale dei Consumatori ed Utenti (Cncu) ? da tempo chiede ai ministeri della Salute e delle Attività Produttive l’applicazione del Codice Oms/Unicef sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno, adottato il 21 maggio 1981 allo scopo di proteggere la salute dell’infanzia, sanzionando la scorretta commercializzazione ed ogni forma di promozione dei sostituti del latte materno”.

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