I l Bhutan torna all?attacco del tabacco. Nel 1729 era stato il primo Paese a vietare l?uso di tabacco in locali pubblici affollati, in particolare nei luoghi religiosi. Nel dicembre 2004 ha completato la lista dei luoghi dov?è vietato fumare: dappertutto, compresi spazi all?aperto e casa propria. Ovviamente è vietata anche la vendita di sigarette in tutto il territorio nazionale bhutanese. Il 98% della popolazione indiana vuole più restrizioni al fumo, il 90% in Russia, il 79% in Giappone. Sull?onda di un enorme appoggio popolare molti Paesi hanno vietato completamente il fumo in tutti i luoghi pubblici. È vietato fumare sugli aerei di tutto il mondo e in scuole, chiese, uffici, discoteche, bar, ristoranti in Australia, Nuova Zelanda, Iran, Montenegro, Malta, Norvegia, Tanzania, la maggior parte del Canada e degli Usa. Nella vecchia Europa, l?Irlanda è arrivata prima nel marzo 2004, poi l?Italia nel 2005, ammettendo però i locali per fumatori che hanno ventilazione, come in Russia, Francia, Olanda e Scozia. Le stesse misure sono previste in Gran Bretagna a partire dal 2006 dove gli esperti di salute pubblica preferirebbero però un divieto nazionale totale come in Bhutan. Le migliori statistiche sugli effetti di mercato vengono dalla California, dove il divieto di fumare in bar e ristoranti è stato imposto nel 96 per i ristoranti e nel 98 per i bar, causando un aumento dei clienti e delle vendite di altri generi del 35%, poi mantenutosi costante.
L?esperienza con le droghe illecite ha dimostrato che con un divieto assoluto dell?eroina, cocaina e droghe sintetiche i morti sono ridotti a meno di 300mila l?anno, mentre sono 4,9 milioni i morti nel mondo per uso di tabacco e 1,9 milioni quelli per uso di alcol, cui ne andrebbero aggiunti molti altri uccisi in incidenti dovuti a ubriachezza. Tutte le ?voglie?, dalle caramelle al cioccolato, liberano dopamina, l?ormone del piacere e della felicità. Ma alcune uccidono. I saggi, dal Bhutan in poi, propongono di togliere di mezzo quelle mortali per un?umanità più felice, proprio come si fa con altri veleni e gas tossici.
Sandro Calvani è dirigente delle Nazioni Unite. Quanto qui espresso non rappresenta necessariamente l?opinione delle Nazioni Unite
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