Cultura

Prodi. “Con noi il Paese si rialzerà”

Il Professore al congresso dei Ds delinea il suo programma: economia, giovani, Europa. E dice: "Il Paese ha bisogno di un po' più di felicità"

di Ettore Colombo

Fassino, ieri, gli ha aperto la strada. E il Professore la percorre tutta. La platea del Palalottomatica lo accoglie con una standing ovation. Romano Prodi gli sorride. Saluta con la mano. Ed esordisce con un “care compagne e cari compagni” parecchio apprezzato dal popolo dell’ex Pci. E ancora: “Caro Piero, caro Massimo”, guardando il palco dove siede lo stato maggiore dei Ds. Nuova ovazione. Prodi conosce i problemi politici che percorrono la coalizione e, anche, la complessità dei suoi rapporti con il maggior partito del centrosinistra. Ma sa che il corpo della Quercia e dell’Ulivo gli vuole bene. Malgrado tutto, il Professore gioca in casa. Nella sostanza, trattasi di discorso elettorale. Nel quale si sente tutto lo sforzo di passare dalla critica a Berlusconi – mai nominato, neppure una volta – alla proposta di governo. I temi sono quelli toccati da Fassino ieri: scuola, formazione, giovani, stato sociale, Europa, rilancio dell’industria e ripresa della crescita. Ma in ogni passaggio si coglie l’eco di una sfida al centrodestra che finirà solo nel 2006. Così, in ogni frase, ecco uno slogan di poche parole che dia il senso “di una speranza”, e indichino nel progetto dell’Ulivo la promessa che “il declino che non è inevitabile”, che con la vittoria del centrosinistra “l’Italia si rialzerà”. Intanto, “tornare indietro sui prezzi”. Prodi lo dice raccogliendo un lungo applauso, perché se il centrosinistra “non sapesse mandare un preciso segnale sul carovita, non meriterebbe di governare”. E poi: “Tornare a puntare sull’industria, senza credere a chi dice che la crescita del Paese è affidata ai servizi, alla finanza, a Internet”. E ancora: “Scommettere sui giovani”, dando ad essi, oggi precari e insicuri del futuro, “l’obiettivo di un lavoro su cui costruire la vita”. Non manca l’Europa, e come potrebbe. Europa in cui l’Italia, di fonte ai grandi mutamenti globali, non può perdere la grande occasione di intercettare “l’ondata di investimenti in arrivo da Cina e India”. D’Alema e Fassino, poco distanti, annuiscono. Intendono che “occasione” è un’altra parola chiave da offrire a una società incerta e in parte sfiduciata. E infatti, un minuto dopo, Prodi ripete: “”Vinceremo se sapremo offrire al Paese l’ultima occasione del cambiamento”. Prima del finale, mano tesa ai radicali, l’annuncio dell’apertura a Bologna della “Fabbrica del programma” , un insistente, ripetuto appello all’unità della coalizione: “Siamo una squadra, e lo saremo anche dopo la vittoria”. E quasi in chiusura l’unico attacco diretto a Berlusconi e al berlusconismo: “Noi non parleremo mai di un Paese diviso tra il male e il bene, mai, mai, mai”. “Perché – così il Professore saluta un congresso che lo ha accolto da leader – il nostro compito è unire, e perché l’Italia ha bisogno di un po’ più di felicità”.


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