Famiglia

Ds. Alcuni punti della relazione di Fassino al congresso

Federazione, progetto riformista e Gad i punti politici della relazione del segretario Ds al congresso. Iraq, lavoro e leggi da abolire (ma anche "più mercato") i punti programmatici

di Ettore Colombo

Riportiamo un breve sunto dei punti toccati dal segretario dei Ds nella sua relazione dell’altro giorno tenuta davanti alla platea del III congresso Ds. Piero Fassino ha speso poche pagine della sua relazione per parlare di federazione, primarie e Gad, ma non ha rinunciato a mandare alcuni segnali agli alleati e allo stesso Romano Prodi. Alle primarie, rispettando la ‘moratoria’ chiesta da lui stesso, Fassino dedica solo tre righe, quanto basta per ripetere che devono servire “a unire il centrsinistra e a rafforzarne la sua credibilità, non a dividerlo”. Quindi la federazione, che certo non è “un partito unico”, ma non può neanche essere una “semplice soluzione organizzativa” o un “cartello elettorale”. Infine, una precisazione che suona rivolta innanzitutto allo stesso Romano Prodi: il centrosinistra deve ruotare su “tre cardini: un leader forte, un’alleanza larga, un timone riformsta solido: nessuna di queste scelte vive da sola, un leader senza un forte soggetto politico sarebbe esposto al rischio della deriva plebiscitaria e antipolitica”. Fassino, peraltro, non rinuncia nemmeno a rivendicare con orgoglio l’appartenenza socialdemocratica del suo partito: “A questo campo apparteniamo”, dice, dopo aver citato tutti i socialdemocratici illustri, da Blair a Schroeder, e precisando che la socialdemocrazia non è “una esperienza statica”. Ma la parte più ampia della relazione Fassino la dedica ai contenuti, cerca di dare forma al riformismo che “non significa fuoriuscita dalla sinistra”. Sull’Iraq ribadisce la linea già illustrata subito dopo le elezioni irachene e benedetta anche da Prodi: si muova l’Onu e avvii il ritiro delle truppe di occupazione, decidendo la “eventuale sostituzione con una forza multinazionale di pace”. Il segretario, però, non rinuncia ad una stoccata verso la sinistra radicale affermando che “i veri resistenti sono stati “quegli otto milioni di donne e uomini iracheni che, votando, hanno detto no alla morte e sì alla vita”. Quindi, una serie di critiche alla destra, responsabile di aver avviato “una deriva illiberale” con il progetto di riforma della Costituzione messo in campo. Un progetto da bloccare anche ricorrendo al “referendum costituzionale”. La destra è sotto accusa anche per la “campagna populistica e provinciale contro l’Europa” e per lo “svuotamento delle prerogative del Parlamento, la messa in mora delle autonomie istituzionali”. Sui temi del lavoro e del welfare, il segretario Ds dice parole che conquistano consensi che vanno da Pezzotta a Bertinotti. Fassino pone come “priorità assoluta” quella di “tornare a dare certezze al lavoro”. Parla di una questione salariale da affrontare energicamente, promette di cambiare la legge 30, anche se bisogna “orientare la mobilità”. Afferma di non avere “imbarazzo” nel dire che serve “più mercato”, ma contemporaneamente aggiunge che servono anche “più politiche pubbliche”. Infine, spiega a tutti che i Ds si impegneranno per portare le persone a votare il referendum sulla fecondazione assistita e apre ai Radicali, prima che Prodi e Pannella si chiudano a colloquio per una mezz’ora.


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