Non profit

Facciamola Forum

Poca illuminazione mediatica. Poche idee nuove. Qualche contestazione di troppo, nonostante le frange più estremiste se ne fossero rimaste a casa.

di Paolo Manzo

Come inquadrare il quinto Forum sociale mondiale conclusosi nella città di Porto Alegre, in Brasile, il 31 gennaio scorso? Chi vi ha partecipato parla di un successo, l?ennesimo, per il movimento no global e la sinistra nella capitale dello stato del Rio Grande do Sul, dopo la parentesi indiana dello scorso anno di Mumbay (o Bombay, fate vobis). Ma è davvero così o, come sostengono in parecchi (tutti a destra, per onor di cronaca, e quindi critici interessati), Porto Alegre oramai si sta trasformando in una kermesse per il popolo dei no global e degli appassionati d?utopia? Il dibattito è aperto e, oggettivamente, qualche segnale in tal senso si è registrato. Vuoi perché, dal 31 ottobre 2004, Porto Alegre non è più amministrata dal Partido dos Trabalhadores di Lula e, dopo 16 anni di dominio incontrastato, la sinistra ha dovuto cedere il potere al Partido Popular Socialista che, pur autodefinendosi di centrosinistra, si è alleato con la destra. Vincendo. Vuoi perché, oramai, gran parte delle tematiche proposte per la prima volta nel 2001 a Porto Alegre per opporsi al Forum economico mondiale – lotta alla povertà, all?Aids, alla disuguaglianza, sostenibilità ambientale, ecc. – sono state fatte proprie da chi partecipa a Davos. De jure, ossia a parole, perché poi de facto, in pratica, tutte le buone intenzioni dell?incontro elvetico hanno partorito un topolino, ossia le solite dichiarazioni di principio. Marelli: «Quale stanchezza?» «Per me, checché se ne dica in giro, il percorso si conferma. Io ho notato un consolidamento forte del Forum sociale mondiale (Fsm), altro che stanchezza!», precisa Sergio Marelli, direttore generale della Focsiv e presidente dell?Associazione ong italiane, che a Porto Alegre c?era e che ci tiene a sottolineare le principali proposte largamente condivise dalla miriade di associazioni, ong e società civili, ossia dal popolo di Porto Alegre. «Innanzitutto la questione della remissione del debito da parte dei Paesi ricchi nei confronti di quelli poveri. Accettata, se si ascoltano le dichiarazioni dei G8, ma ampiamente incompiuta. Poi la questione delle risorse per la cooperazione e lo sviluppo in senso lato, ossia l?ormai famoso 0,7% sul Pil. Da cui i Paesi ricchi sono lontani anni luce, e che non vorrei fosse sostituito dalla proposta Gordon Brown per la creazione di una linea di credito internazionale». «In terzo luogo», continua Marelli, «le regole del commercio internazionale, che non può essere liberalizzato solo in una direzione, a scapito del Sud del mondo. Quarto punto la riforma delle istituzioni internazionali in senso democratico, Banca Mondiale e Fmi in testa. Infine il raggiungimento degli obiettivi del Millennio entro il 2015». Un fiume in piena, Marelli, che dalla sua ha anche le cifre di questo quinto Fsm: delegazioni da 147 Paesi del mondo, circa 150mila partecipanti, il corteo di apertura più grande di sempre? Resta il fatto che il discorso d?apertura di Davos, fatto dal presidente della Confederazione elvetica Samuel Schmid, si sarebbe potuto tranquillamente ascoltare a Porto Alegre: «I Paesi ricchi devono aprire sempre di più le porte a coloro che finora sono stati poco ascoltati: gli esclusi e le organizzazioni che si manifestano nell?autentico interesse dell?essere umano, per gettare ponti e diventare un?occasione per un confronto di idee ancor più pluralistico. Perché problemi come la povertà, l?accesso all?acqua potabile e all?energia, la distruzione di ecosistemi, le armi di distruzione di massa e il terrorismo non sono problemi degli altri, ma di tutti noi?». Ferrante: «Meno polemiche» E che dire dell?appello «per una maggiore lotta contro l?Aids» con tanto di proposta di tassa internazionale per raccogliere fondi, fatto (sempre a Davos), dal presidente francese Jacques Chirac? Senza dubbio una vittoria per i no global e la sinistra del Forum sociale mondiale, che da un lustro battono su questi temi, ma anche un motivo di preoccupazione per il futuro dell?Fsm? Vita lo ha chiesto a Francesco Ferrante, direttore generale di Legambiente, e la risposta è stata tranchant: «Macché decadenza e rischi. Piuttosto mi auguro che il movimento italiano, oggi forse un po? arrotolato su se stesso, tragga beneficio da questo Forum dove si è discusso di temi reali. Spero che Porto Alegre serva al movimento italiano per lasciare da parte le polemiche interne e la troppa attenzione sulla rappresentazione esterna, politica e mediatica, di ciò che il movimento fa. In questo i progressisti italiani è bene guardino con attenzione e senza alcuna spocchia all?esperienza del governo Lula, che dai Forum sociali mondiali ha tratto linfa vitale, e sarà opportuno che il nostro movimento impari a guardare a quell?esperienza anche come una possibile rappresentazione politica delle proprie ragioni. Sa quando si potrà dire che Porto Alegre ha fatto il suo tempo? Quando saranno raggiunti i Millennium Goals e si sarà vinta la povertà nel mondo?». Sulle prospettive dell?Fsm, interessante l?analisi di monsignor Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana e, per la prima volta, presente a Porto Alegre: «Nel 2006 il Forum sociale mondiale non sarà fatto in una sola sede, bensì a livello regionale. Sa perché? Per fare aumentare la consapevolezza della gente, in ogni parte del mondo e anche a livello locale, su tematiche universali quali la lotta alla povertà, la riconciliazione e la pace, i conflitti dimenticati e la tratta degli esseri umani».


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