Volontariato

Vu cumprà addio: diventano sempre più imprenditori

Lo rilevano i dati di Unioncamere che evidenziano che un terzo delle oltre 90 mila imprese che rappresentano il saldo attivo tra cessazioni e nuove attivita', ha un titolare immigrato

di Redazione

Vu cumpra’ addio: gli extracomunitari in Italia si organizzano e strutturano la loro predisposizione al commercio e all’impresa in vere e proprie attivita’ economiche. E la loro vivacita’ imprenditoriale e’ tale da influenzare l’andamento dell’intero sistema italiano: se nel 2004 il saldo tra mortalita’ e natalita’ delle imprese e’ stato il migliore degli ultimi sette anni, infatti, e’ stato anche grazie a loro. Lo rilevano i dati di Unioncamere i quali evidenziano che un terzo delle oltre 90 mila imprese che rappresentano il saldo attivo tra cessazioni e nuove attivita’, ha un titolare immigrato da paesi non appartenenti all’Unione Europea. Negli ultimi anni, fa notare Unioncamere, ha assunto un crescente rilievo l’insediamento di attivita’ economiche gestite da titolari immigrati, provenienti prevalentemente dai Paesi dell’Europa dell’Est, del Nord-Africa e dalla Cina. La loro attivita’ e’ stata organizzata prevalentemente in forma di ditta individuale, la cui forma giuridica corrisponde direttamente la persona fisica alla guida dell’azienda. Dai dati Movimprese, emerge innanzitutto che la presenza di ditte individuali di immigrati tende a concentrarsi in pochi settori: commercio, costruzioni e attivita’ manifatturiere. Il saldo di questi tre settori rappresenta, infatti, il 76,7% del saldo complessivo delle ditte individuali costituite da immigrati nel 2004. Piu’ importante appare pero’ il contributo dato dall’ imprenditoria immigrata al saldo complessivo delle ditte individuali. Questo comparto ha infatti registrato nel 2004 un saldo positivo notevole (26.728 unita’ in piu’ in dodici mesi) grazie ad un saldo attivo ancora piu’ notevole delle ditte individuali di cui sono titolari cittadini di origine immigrata (30.983 unita’). Il saldo attivo relativo alla loro attivita’, insomma, risulta superiore al saldo complessivo dell’intera classe di imprese. In alcuni settori – fa notare Unioncamere – questo fenomeno risulta determinante per la tenuta o la crescita dell’intero comparto. Cio’ avviene, per esempio, nel settore del commercio al dettaglio, in cui il saldo determinato dagli immigrati (10.372 unita’) supera da solo il saldo complessivo del settore (7.387 unita’) e nel settore alberghi e ristoranti, dove le 256 unita’ in piu’ con titolare immigrato superano da sole il saldo complessivo del comparto (95 unita’). Il contributo degli imprenditori immigrati, infine, e’ significativo nei servizi di telecomunicazione dove, grazie soprattutto al successo dei numerosi Call Center avviati da immigrati, determina il 70% del saldo delle imprese individuali. Di rilievo anche il contributo nel settore delle costruzioni (il 57,9% del saldo) e nel commercio all’ingrosso (il 38,9%). In alcuni casi, peraltro, il pur consistente saldo di imprese di immigrati non riesce a compensare la perdita di imprese nazionali. Nell’ abbigliamento, ad esempio, le 662 imprese in piu’ con passaporto straniero bilanciano solo a meta’ il saldo negativo di 1.333 imprese imprenditori italiani.


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