L'arte della cura
Daniele Mencarelli: «La cura non deve aver bisogno di eroi»
«L'essere umano è capace di atti d'eroismo, ma questa retorica diventa un alibi. Anche l'amore rischia di abbruttirsi se un caregiver si sente abbandonato da tutto e da tutti», dice l'autore di "Tutto chiede salvezza". Sul numero di VITA dedicato alla solitudine dei caregiver, otto artisti e intellettuali narrano la bellezza del gesto di cura

Se c’è uno scrittore che ha saputo raccontare la fatica dei caregiver, al di là della retorica, è Daniele Mencarelli (Roma, 1974) che nel suo Fame d’aria ha dato voce al padre di un ragazzo nello spettro autistico con altissimo bisogno di assistenza. È uno spaccato crudo e realista dell’abbandono in cui si può cadere quando ci si occupa di un altro essere umano: non ci sono eroi, ma solo persone, con i loro limiti e le loro sofferenze.
«L’arte è uno strumento straordinario per indagare la natura dell’uomo e nella natura dell’uomo esiste anche il tema della malattia, come diceva Franco Basaglia. Ovviamente ci sono anche altre discipline per raccontare e affrontare il tema della cura, ma quelle artistiche lo fanno in maniera più relazionale e sentimentale – una parola che oggi è diventata quasi offensiva – dando all’essere umano la possibilità di perimetrare sé stesso e gli altri», spiega lo scrittore.
Nel nuovo numero di VITA, La solitudine dei caregiver, otto artisti e intellettuali narrano la bellezza del gesto di cura. Se hai un abbonamento, leggi subito qui oppure abbonati per scoprire il magazine e tutti gli altri contenuti dedicati.
Con Fame d’aria è venuto a contatto con diverse realtà di caregiver. Che idea se ne è fatto?
Ho girato molto l’Italia per presentare il libro e ho potuto constatare che un caregiver non basta. La cura di un essere umano non può essere affidata a una sola persona, né una sola famiglia del resto. Occorrerebbe riscoprire e ristabilire tutte quelle strutture che permettono a un caregiver di non sentirsi abbandonato, di non essere l’unico a farsi carico del suo caro. Questo sentimento, alla lunga, può essere insostenibile. Le forze di una persona, per quanto innamorata, non sono sufficienti. Credo che questo sia un discorso doveroso nell’Italia che oggi ha nella sanità e nel sostegno alle famiglie il suo tallone d’Achille.
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