Cultura

Tsunami: Indonesia sotto accusa per malversazione dei fondi

Allo scoperto primi casi di malversazione dei fondi destinati alle vittime indonesiane dello tsunami

di Joshua Massarenti

Un mese dopo lo tsunami, arrivano per l’Indonesia le prime accuse di corruzione e di fondi finiti nelle mani sbagliate. Episodi per ora limitati ma che stanno innervosendo i Paesi donatori, impegnati a inviare i miliardi di dollari promessi per le vittime del maremoto del 26 dicembre scorso.

L’Indonesia, la nazione piu’ colpita (circa 230 mila morti nella provincia di Aceh) dalla tragedia e la maggiore destinataria degli aiuti internazionali, detiene anche la non invidiabile fama di essere uno dei paesi piu’ corrotti del mondo. Una delle prime accuse che il ministro della Protezione sociale, Alwi Shihab, si trova a verificare in questi giorni e’ uno stornamento per usi impropri di 200 milioni di rupie (21 mila 800 dollari) di aiuti.

I soldi avrebbero finanziato un vertice sulle infrastrutture a Giakarta, che non aveva nulla a che vedere con le operazioni umanitarie in corso. ”Cio’ necessita di un’inchiesta piu’ approfondita, per ora non si puo’ parlare di una cattiva gestione degli aiuti”, ha spiegato l’esponente di governo.

Nella provincia di Aceh, intanto, dove sono morte o scomparse piu’ di 230mila persone, si moltiplicano le testimonianze su soldati e poliziotti che fanno incetta delle casse di viveri e vestiti inviate dall’estero per i profughi. Per gli esperti di Indonesia, questi episodi erano non solo prevedibili ma ineluttabili. La regione di Aceh, afflitta da una guerriglia endemica separatista, e’ da anni controllata dall’esercito , che si autofinanzia grazie a diversi traffici, non tutti proprio trasparenti.

La zona, una delle piu’ povere del Paese, e’ rimasta a lungo vietata agli stranieri e alle organizzazioni non governative internazionali. Adesso le Ong si trovavano a gestire in luogo somme enormi. Senza uffici nella zona, le organizzazioni umanitarie sono costrette a trovarsi referenti locali, i quali a loro volta sono comunque obbligati a fare i conti con i militari. Il governo indonesiano ha promesso una totale trasparenza sugli aiuti destinati nel nord-ovest di Sumatra e la olzia, con grande clamore mediatico, ha arrestato un dirgente locale del Pam ( Programma alimentare mondiale), Farid Faqih, accusato di aver nascosto nei suoi uffici materiale destinato alle vittime dello tsunami.

La Nuova Zelanda ha ieri annunciato di aver chiesto all’Indonesia di aprire un’indagine sulle bustarelle prese da funzionari indonesiani per decidere l’assegnazione di posti sugli aerei neo-zelandesi destinati agli evacuati. Secondo il settimanale statunitense Newsweek, i passeggeri dovevano versare 80 dollari a testa per poter salire a bordo.

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