Cultura
Un punto di fuga dai referendum
Sarebbe stato meglio evitare un bipolarismo etico sul tema della fecondazione assistita.
obbiamo prepararci a vivere mesi di un furioso bipolarismo etico? I quattro referendum sulla fecondazione assistita, destinati a contrapporre un?Italia secolarizzata nella sua maggioranza a un?altra Italia, di minoranza, schierata sulle posizioni suggerite dalla Chiesa, fanno supporre di sì. Sinceramente avremmo evitato un braccio di ferro di questo tipo. Quell?Italia secolarizzata così sicura nel tracciare la demarcazione dei diritti (che non stanno mai dalla parte del concepito) ci sembra venata da un sottile cinismo: la sua concezione di progresso sfuma nell?egoismo e nel primato del mercato. è un progresso che riguarda i desideri di chi c?è e non la realtà già presente di chi potrebbe esserci.
L?altra Italia, quella minoritaria e che può confidare solo nel fatto che il quorum del 50% non sia raggiunto, ha addosso la tristezza di chi non riesce più a frenare le spinte prepotenti della storia. è un?Italia che ha scelto di sfidare la modernità in nome della morale e che sempre più si accorge che la modernità non ha orecchi per lei. Sinceramente questo confronto riempie di angoscia e di tristezza, perché la baldanza dei probabili vincitori lascia inevase tante, troppe questioni. E davanti a quelle questioni la coscienza sincera di ogni uomo non può non subire strappi drammatici. Dire che lo si fa per un bene (delle donne, delle persone affette da malattie genetiche) può essere spiegazione vera, ma non è spiegazione sufficiente: perché non è chiaro a nessuno a quale prezzo si ottenga quel bene. Sono preoccupazioni avanzate da un cattolico, come il sottoscritto, ma che non sono esclusive dei cattolici. Tuttavia per un cattolico c?è un motivo di angoscia in più, perché la sconfitta di quella posizione ritenuta di ragionevolezza, è una sconfitta della Chiesa. Perché un?istituzione che gode di tanto prestigio e di tanto ossequio (molte volte interessato) non gode più di ascolto su questioni che riguardano la vita di tutti?
Per tentare di rispondere a questa domanda lo scorso 16 gennaio Raidue ha trasmesso un documentario di grande interesse. Cinquanta minuti dedicati ad un bilancio del pontificato di Wojtyla. Un Papa che con il suo fascino e il ?carisma? ha conquistato la simpatia di folle immense, ma che, paradossalmente, si trova solo e perdente su tante battaglie etiche (si badi bene, non solo aborto o fecondazione assistita; c?è stata anche la guerra, contro la quale Giovanni Paolo II ha gridato). Nel corso di quel documentario (curato da Lucio Brunelli, che è commentatore anche di Vita) sono stati trasmessi ampi brani di un?intervista a Enzo Bianchi, il priore della comunità di Bose, una delle esperienze più nuove e più vitali del cattolicesimo italiano. Bianchi partiva da una constatazione paradossale: in questi anni di successi la Chiesa è riuscita a riempire le piazze ma non ha saputo arrestare lo svuotamento delle chiese. Perché è accaduto? Perché, dice Bianchi, i cattolici hanno sostituito all?annuncio della persona di Gesù, l?annuncio di regole. Cioè, sono rimasti prigionieri di uno schematismo. C?era molta tenerezza e molta persuasione in quel suo dire. Tenerezza dettata da un grande amore. E persuasione originata da un?esperienza vissuta: in chi segue quella persona si rigenera anche una passione per l?uomo e per il suo destino. Si rigenera un desiderio e una passione per la realtà e per la vita, che è forse la vera regola, che oggi manca all?uomo.
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