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Maremoto, il mistero e la nostra libert

La tragedia del Sud-Est asiatico suscita dentro di noi numerosi interrogativi.

di Riccardo Bonacina

Ho appena terminato di leggere il numero di Vita dedicato allo tsunami. In casi come questi ci si chiede il ?perché? di simili tragedie. Si sente dire dalla Chiesa, circa l?azione di Dio, che esiste un orientamento divino nello svilupparsi degli eventi naturali. Ci si chiede se la natura risponda ad una volontà divina, se Dio intervenga nella storia e governi l?azione degli uomini, se ciò che accade risponda al suo volere. Detti eventi vengono definiti nel Catechismo come «male fisico», contrapposto al «male morale» segnato dal peccato: 310.[?] Dio ha liberamente voluto creare un mondo «in stato di via» verso la sua perfezione ultima. Questo divenire, nel disegno di Dio, comporta che (…) insieme con il bene fisico esista anche il «male fisico», finché la creazione non avrà raggiunto la sua perfezione. Questo percorso verso la perfezione viene costantemente ribadito come governato in ogni istante da Dio. Ed è qui che forse il discorso trova un punto critico: 301. Dopo averla creata, Dio non abbandona a se stessa la sua creatura. Non le dona soltanto di essere e di esistere: la conserva in ogni istante nell? «essere», le dà la facoltà di agire e la conduce al suo termine. [?] 306. Dio alle sue creature non dona soltanto l?esistenza, ma anche la dignità di agire esse stesse, di essere causa e principio le une delle altre, e di collaborare in tal modo al compimento del suo disegno. Se Dio conduce ogni cosa al compimento, trasformando in possibilità di bene ogni male, riesce difficile comprendere che anche il singolo evento naturale sia assistito da una consapevolezza divina. Che tutto volga al bene è il fulcro della fede. Ma che che muoiano un milione di bimbi ad Auschwitz (male morale) o che un maremoto uccida 160mila vite umane (male fisico) è difficile da accettare. Astorre Mancini, Cattolica Caro Mancini, i suoi, ma non solo suoi, quesiti meriterebbero pagine di dibattito. Mi limito qui a due note. La prima: la fede cristiana insegna che in tutto ciò che succede, nelle circostanze buone o cattive, felici o dolorose, il mistero che fa le cose ci si palesa (fra Cristoforo ai promessi sposi disperati dice «Oggi Dio vi ha visitato»), ci scuote, ci interpella, scompagina i nostri piani, riafferma la sua signoria. E ciò, anche quando fa male, è, misteriosamente, possibilità di bene. La seconda: proprio il cristianesimo ci ha insegnato che il mistero e il suo disegno hanno scelto di passare, per affermarsi, dalla cruna stretta della libertà dell?uomo. Che contraddizione (pensi di quanto dolore ?morale? e ?fisico? produce la nostra libertà), ma anche che prezioso e divino bene!


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