Mondo

Sudan, quale pace?

Siglata la pace, gli scontri però continuano. L'analisi e le proposte della Caritas

di Gabriella Meroni

Il 9 gennaio scorso Governo del Sudan e SPLM (Sudan People Liberation Movement) hanno firmato a Nairobi uno storico accordo che mette fine alla ventennale guerra tra il Nord e il Sud del Paese. Ma la violenza continua, addirittura con maggiore intensità, nella regione nord-occidentale del Darfur. Un operatore di Caritas Italiana ha visitato nei giorni scorsi la cittadina e la zona intorno a Rumbek, capitale provvisoria del Sud Sudan. Ha incontrato gente felice, piena di speranza per il futuro, ma anche confusa: non si rende ancora conto di come e se questo accordo siglato a Nairobi cambierà la loro vita. La firma è solo un punto di partenza, la pace dovrà essere costruita ogni giorno e il percorso sarà in salita. È necessario che la comunità internazionale abbia una strategia di sviluppo nel lungo periodo che coinvolga in maniera partecipata le comunità locali. Una delle sfide più grandi è il ritorno degli sfollati e dei rifugiati – oltre 4 milioni – il loro pacifico reinserimento nella comunità di appartenenza e l’avvio di un’attività che permetta loro di dipendere sempre meno dagli aiuti umanitari. Le chiese e la società civile sono chiamate a fare la loro parte e in questo contesto Caritas Italiana sta avviando una serie di progetti in collaborazione con alcune Diocesi del Sudan. Istruzione, sanità di base, acqua, formazione della società civile sul tema dei diritti, avvio di processi di riconciliazione e sviluppo socio-economico con un’attenzione particolare alle donne, i cui diritti sono spesso violati dalla cultura tradizionale, sono le priorità di azione alle quali si accompagna il sostegno per il miglioramento della capacità di gestione delle attività da parte delle Caritas locali. Intanto però nella regione nord occidentale del Darfur, grande quanto la Francia, nelle ultime settimane numerosi scontri hanno coinvolto tutte le parti in conflitto. La popolazione è costretta a fuggire da un campo per sfollati ad un altro in cerca di protezione e le organizzazioni umanitarie fanno molta fatica a distribuire gli aiuti. Pur con grande difficoltà continua l’impegno della rete internazionale Caritas in collaborazione con Action by Churches Together, network delle chiese ortodossa e protestante, per cercare di alleviare le sofferenze dei quasi due milioni di sfollati. L’intervento che è previsto per tutto il 2005 con un impegno complessivo di 19 milioni di euro, ha fino ad oggi già raggiunto 115.764 persone nel Sud Darfur, e 271.890 nel Darfur dell’ovest, con le attività che sono coordinate rispettivamente dagli uffici di Nyala e Zalingei. Accanto ad un intervento specifico di emergenza si sta cercando di sviluppare, in collaborazione con i partner locali SCC (Sudan Council of Church), SUDO (Sudan Social Development Organisation) e Sudanaid (Caritas Sudan) di migliorare nel lungo periodo le condizioni di vita della popolazione, costruendo e riabilitando cliniche e scuole, scavando pozzi e preparando i campi per la coltivazione. Per capire meglio ed approfondire gli sviluppi e le prospettive del Sudan, la Campagna italiana per la pace e i diritti umani in Sudan, di cui Caritas Italiana fa parte, sta organizzando un Forum internazionale intitolato ?Quale pace per il Sudan? La parola alla società civile?, che si terrà a Milano nelle giornate del 18 e 19 marzo 2005.


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