Welfare
Lavoro. Ferlini: “Investire sul capitale umano”
Il vicepresidente nazionale della CdO, Massimo Ferlini, fa il punto sulla situazione del mercato del lavoro mentre parte della riforma Biagi passa per le leggi attuative alle Regioni
Il vicepresidente nazionale della Compagnia delle Opere, Massimo Ferlini, fa il punto sulla situazione del mercato del lavoro, nel momento in cui parte della riforma Biagi passa per le leggi attuative alle Regioni. In una intervista sul prossimo numero del Corriere delle Opere, mensile della Cdo, Ferlini si sofferma sulla tutela dei lavoratori che hanno contratti nuovi: ?Chiunque oggi si occupi di questa materia pensa a un workfare. E? una sorta di neologismo per spiegare che occorre curare bene tutti gli aspetti di tutela. Penso a quelli che, giustamente, vogliono godere in futuro di una pensione. Quindi alla necessità di coniugare il ?pilastro? che deve essere garantito dallo Stato con una gestione personale dei suoi contributi pensionistici. Penso a come si possa usufruire dei fondi degli ammortizzatori sociali che sono stanziati per anni e che sono serviti più a tenere fuori dal mercato del lavoro piuttosto che creare politiche attive per l?occupazione. La riforma del mercato del lavoro, la messa a punto di nuovi strumenti e la tutela dei nuovi contratti non è una riforma senza spese e investimenti. Il problema di fondo è recuperare risorse per sostenere chi vuole rimanere nel mercato del lavoro, non favorire la perdita di forza lavoro. Per recuperare competitività abbiamo bisogno di forti investimenti in capitale umano. Significa che dobbiamo finanziare la formazione lungo tutta la vita lavorativa di lavoratori più formati e coscienti. Oltre a sostenere chi vuole studiare di più dobbiamo rendere conveniente lavorare di più, aumentare il tasso di occupazione del nostro Paese. Se abbiamo realmente a cuore il lavoro, dobbiamo dare a tutti più educazione, formazione e sostegni per una reale possibilità di scelta, cioè per una vita pienamente attiva. Aumentare le opportunità per tutti mi pare sia anche il modo per fare concretamente meno precarietà e più eguaglianza?.
All?equiparazione sbagliata che molti fanno tra flessibilità e precarietà. Spiega il vicepresidente nazionale della Cdo: ?Le resistenze ci sono sempre state. Sono di natura culturale, di fondo. Ci sarà anche un problema per i sindacati, penso che dovranno rivedere le loro attuali forme di rappresentanza delle categorie di lavoratori. Ma soprattutto c?è un dualismo di fondo. Da un lato c?è chi vede l?applicazione del principio di sussidiarietà nel mercato del lavoro, quello che prevede lo Stato regolatore di un sistema di agenzie pubbliche, private e non profit, che deve solamente approntare gli strumenti per favorire le persone, anzi, la centralità della persona; dall?altro lato c?è chi non si arrende neppure all?evidenza e pensa a una sorta di ristatalizzazione, mi scuso per il termine, e che, una volta cacciato lo Stato dalla porta lo vuole far rientrare dalla finestra, cercando di reintrodurre il concetto di ?pianificazione? anche nel mercato del lavoro. C?è ad esempio ? aggiunge Ferlini ? una diffidenza moralistica nei confronti delle agenzie private, che si somma con la solita ideologia secondo cui il mercato non può occuparsi delle persone senza nascondere un doppio sfruttamento. Secondo questi nuovi ideologi bisognerebbe fare una sorta di ?esame del sangue? a queste agenzie private e restituire alla pianificazione pubblica la scelta di cosa fa crescere la mobilità del lavoro. Ma poi c?è chi alla fine, nel momento in cui si fa una Borsa del lavoro regionale, che poi confluisce nei dati di quella nazionale, indica il terminale dei servizi al lavoro, alle Province, che eserciterebbero quindi la funzione di nuovi uffici di collocamento e di pianificazione delle necessità di posti di lavoro su scala provinciale. Che dire? Non sanno che esiste internet. E? l?unico commento che si può fare a una simile proposta nel momento in cui parte la riforma?.
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