L'arte della cura
Giovani caregiver: ritratti sfocati di una generazione invisibile
Rendere visibile l’intangibilità del gesto di chi si prende cura di un proprio caro. Questo il senso del progetto fotografico "Intangibile", realizzato da Federica Sasso per il festival Fotografia Europea 2025 di Reggio Emilia, dedicato quest’anno alla Generazione Z. «Non ho risposte, ma l'arte ha il potere di aiutarci a porre meglio la domanda: quale prezzo comporterà nel tempo essere giovani caregiver?», si chiede la fotografa

Le immagini che si sfocano quando le persone si avvicinano evocano l’invisibilità sociale dei giovani caregiver protagonisti di Intangibile, il progetto fotografico che Federica Sasso presenta al festival Fotografia Europea 2025, in programma dal 24 aprile all’8 giugno a Reggio Emilia. Il festival, giunto alla sua ventesima edizione, quest’anno è dedicato alla Generazione Z, che vive un’età fatta di contraddizioni: a vent’anni si può ancora diventare tutto ma ci si può anche scoprire soli e distanti dal mondo.
«Fotografia Europea ha da sempre promosso committenze fotografiche pensate per approfondire il tema di ogni edizione», racconta Matilde Barbieri, project manager del festival. «Una volta definito il tema di quest’anno, ci siamo confrontati con altri servizi del Comune che stavano affrontando nuove sfide legate al mondo giovanile. Insieme all’Area cura della comunità e della città sostenibile di Reggio Emilia, al progetto Giovani e cura e a Farmacie comunali riunite, abbiamo scelto di raccontare la realtà dei giovani caregiver».
La scelta dell’artista, invece, è caduta su Federica Sasso, visiva sensibile e attenta, che ha già realizzato diversi progetti sulla Generazione Z e ha maturato esperienze significative in contesti di fragilità. Prosegue Barbieri: «Affrontando questo tema ci siamo resi subito conto di quanto sia difficile individuare i giovani caregiver: da un lato perché mancano servizi specifici dedicati a loro, dall’altro perché spesso non si riconoscono in questo ruolo. Intangibile diventa quindi il racconto di questa invisibilità, della difficoltà stessa di afferrare e definire una parte così profonda e silenziosa della loro vita».
Ci siamo resi subito conto di quanto sia difficile individuare i giovani caregiver: perché mancano servizi specifici dedicati a loro e perché spesso non si riconoscono in questo ruolo
Matilde Barbieri, project manager del festival
L’invisibilità dei giovani caregiver
Il titolo del progetto di Federica Sasso richiama il cuore stesso del tema: rendere visibile l’intangibilità di un gesto di dedizione, raramente riconosciuto dalla società nella sua dimensione identitaria. La scelta di concentrarsi sui caregiver tra i 14 e i 25 anni nasce da una riflessione profonda perché, come spiega Barbieri, «le figure dei caregiver, soprattutto adulti, sono spesso pilastri all’interno delle famiglie. Per loro esistono forme di supporto psicologico, perché il lavoro di cura è logorante e, in molti casi, difficile da conciliare con il resto della vita. Ma quando questo compito ricade su un giovane, dobbiamo iniziare a chiederci quale prezzo comporterà nel tempo. All’arte, naturalmente, non è richiesto di offrire risposte, ma ha il potere di aiutarci a porre meglio le domande».
L’approccio di Sasso al tema è stato di natura concettuale, e questo ha permesso di prendere una giusta distanza dalle singole storie dei ragazzi e delle ragazze incontrati durante la realizzazione del progetto. «Il nostro obiettivo non era raccontare le loro vicende personali», prosegue Barbieri, «ma restituire una presenza che fosse impossibile da ignorare, mettendo in luce anche il loro essere giovani, immersi nel presente e pienamente coinvolti nelle dinamiche del mondo contemporaneo».
Un’installazione che rende visibile l’intangibile
I volti dei ragazzi e delle ragazze sono al centro dell’esposizione ideata da Federica Sasso. Per rappresentare l’inafferrabilità della loro condizione, l’artista ha scelto di collaborare con un team di ingegneri dell’Istituto Italiano di Tecnologia che ha sviluppato un software interattivo che quando i visitatori si avvicinano alle gigantografie consente ai i volti di sfocarsi quasi a voler sottolineare la loro invisibilità sociale. A completare l’installazione, su un altro schermo, scorrono alcuni feed di TikTok, a richiamare il legame profondo tra questi giovani e il tempo presente, le sue dinamiche, i suoi linguaggi.
Le immagini che diventano evanescenti raccontano il posto che questi ragazzi caregiver occupano, spesso in silenzio, nella nostra società
Federica Sasso, fotografa
«Ho cercato di costruire il progetto su diversi livelli di lettura», spiega la fotografa Sasso, «osservando e interpretando in modo sperimentale il tema dei caregiver. Come spesso accade nel mio lavoro, ho unito la fotografia con la tecnologia e con elementi legati ai social media». Quanto alle scelte artistiche fatte, Sasso le spiega così: «Trattandosi di una tematica molto delicata, ho evitato di esporre direttamente le storie personali ed emotive dei ragazzi, scegliendo invece un approccio concettuale. Poiché il ruolo dei giovani caregiver non è ancora pienamente riconosciuto dalla società, ho voluto restituire questa invisibilità attraverso un’installazione interattiva. Le immagini che diventano evanescenti raccontano il posto che questi ragazzi occupano, spesso in silenzio, nella nostra società».
Ricordando i mesi di lavoro passati insieme ai ragazzi per realizzare il materiale in mostra Sasso racconta di essere rimasta colpita dalla loro forza e maturità. «È come se, in qualche modo, fossero costretti a essere grandi prima del tempo», racconta. «Mi ha colpito la sensibilità che hanno sviluppato, come l’hanno coltivata e ampliata nel quotidiano. Molti di loro si prendono cura di fratelli o sorelle con disabilità o disturbi psichiatrici. L’amore con cui lo fanno è potente, un esempio vero, per il modo e l’intensità con cui si dedicano alla famiglia».

La forza nascosta dei giovani caregiver
Tra i momenti più toccanti, Sasso ricorda le preoccupazioni di alcuni ragazzi rispetto a come i loro familiari avrebbero reagito alla mostra. «Per molti è stato un primo passo per aprire un dialogo, un punto di contatto. E da lì, il progetto ha iniziato davvero a prendere vita». Proprio per questo ha voluto che in mostra emergesse tutta la loro forza, rendendoli visibili e invisibili al tempo stesso. «Oltre ai ritratti», aggiunge, «ho inserito anche un video legato al mondo dei social: ho chiesto a ciascun ragazzo di registrare il proprio schermo. Volevo capire cosa guardano, come vengono influenzati dall’algoritmo, osservare il loro immaginario digitale. Non mi interessano riferimenti precisi: potrebbero essere gli schermi di chiunque. Ed è proprio questo a renderli, per me, così interessanti».
In Italia ben 391mila giovani tra 15 e 24 anni hanno responsabilità di cura verso un familiare. Ai caregiver di tutte le età è dedicato VITA magazine di aprile, La solitudine del caregiver. Se hai un abbonamento puoi scaricare subito qui la versione digitale, oppure abbonati per scoprire il magazine e tutti gli altri contenuti dedicati.
Nella foto di apertura uno scatto di Federica Sasso, Nicola, from the series Intagibile, 2025, courtesy of the artist and Fotografia Europea. “Intangibile” sarà visibile a Palazzo Da Mosto, Reggio Emilia, dal 24 aprile all’8 giugno 2025.
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