Politica

Sos Cottolengo

Spese moltiplicate e crollo delle vocazioni religiose. Quest’anno contro 100 suore defunte ci sono stati solo 15 nuovi ingressi (di Chiara Sirna).

di Redazione

Il primo ad ammetterlo è lo stesso superiore generale, padre Aldo Sarotto. La Piccola casa della divina Provvidenza di Torino, il Cottolengo, è in difficoltà economiche. Reali e sentite. «È un gran mistero come si riesca ad andare avanti», confida. «Per ora riusciamo, ma i problemi sono tanti». Tuttavia, con la proverbiale fiducia cottolenghina nella Provvidenza, mentre lancia l?allarme non dispera nel futuro né tanto meno ipotizza scenari catastrofici. Anzi, si augura di trovare soluzioni alternative tali da garantire sopravvivenza e continuità nel tempo. Vita: Avete raggiunto dimensioni inimmaginabili. Come riuscite a sostenervi e andare avanti? Aldo Sarotto: A dire il vero non saprei nemmeno io come rispondere a questa domanda. Il grosso problema, come Cottolengo, è che il personale religioso continua ad avanzare negli anni e diminuire numericamente. Soltanto quest?anno, su 100 suore defunte abbiamo avuto appena 15 nuovi ingressi, contando anche India e Africa. E ringraziamo il cielo perché è stato un anno migliore di altri… Vita: Questo per voi vuol dire moltiplicare le spese? Sarotto: Certo. L?immissione di laici stipendiati è continua. Del resto, assumere dipendenti è l?unica soluzione per andare avanti. Ma se si somma anche il fatto che il personale religioso vecchio e malato aumenta sempre più, capisce che la situazione diventa complessa da gestire. Le suore anziane necessitano di assistenza e non gliela si può certo negare, dopo che hanno donato un?intera vita alla carità. La conseguenza però è che gli spazi e le risorse umane disponibili vengono meno. Vita: Anche la struttura, oggi come oggi, è molto più dispendiosa? Sarotto: Non c?è paragone rispetto al passato. L?adattamento degli alloggi è inarrestabile. Per adeguarci alle normative e migliorare in qualità e sicurezza, ci sono cantieri aperti praticamente ovunque. Gli stanzoni di cinquant?anni fa non esistono più. Oggi gli alloggi sono più consoni e confortevoli. Però, con tutti questi cambiamenti i tagli sono stati inevitabili. Vita: Gli ospiti nella Casa madre si sono dimezzati da 12 anni a questa parte… Sarotto: Sì. Sono passati da mille a poco più di 500, di cui 130 suore anziane. Per puntare sulla qualità abbiamo dovuto ridurre i numeri. I costi sono aumentati a dismisura. Non sarebbe stato possibile continuare a garantire tutti i nostri servizi a così tante persone. Vita: Cosa state facendo per evitare che la situazione degeneri? Sarotto: Il futuro è sicuramente tutto da conquistare. Su questo non c?è dubbio. Ma non abbiamo intenzione di arrenderci. La cosa fondamentale è che il carisma del Cottolengo continui a sopravvivere e non si disperda. Così stiamo puntando, già da qualche tempo, sulla formazione dei laici, sia dal punto di vista tecnico che filosofico e spirituale, nel pieno rispetto dei nostri principi. Saranno loro il futuro. Vita: Attivare convenzioni con gli enti pubblici potrebbe essere una soluzione? Sarotto: Di fronte all?attuale, enorme dispendio di denaro non si esclude nulla. Certo, anche questa è un?ipotesi e un orientamento possibile. L?unica cosa che mi preoccupa è che di soldi in giro non ce n?è per nessuno. Allora forse il sistema delle convenzioni potrebbe risultare poco sostenibile. Comunque vedremo. Per il momento ogni strada resta aperta. Là dove possibile tenteremo di mettere in piedi anche delle convenzioni. Vita: Vi siete già trovati a dover chiudere delle strutture? Sarotto: Purtroppo sì. Tutti gli anni si chiudono due o tre case. Vita: E da chi vengono assorbite? Sarotto: La maggior parte delle volte si riesce a traghettare l?esperienza su altri gestori, pubblici o del privato sociale. Ma non sempre è possibile. È anche capitato di non aver alcuna continuità per mancanza di risposta da parte delle comunità interessate. Più volte abbiamo richiesto interventi tempestivi per determinate esigenze sociali, ma non sempre abbiamo avuto risposta. Rimandavano il compito a noi, poi quando il Cottolengo non è più stato in grado di continuare, alcuni progetti sono svaniti nel nulla. Vita: Quali strutture chiudete con maggiore frequenza? Sarotto: Case di riposo, attività amministrative, scuole materne. Persino in Piemonte e Lombardia, dove fino a pochi anni fa avevamo suore ovunque. Comunque nel caso dell?assistenza a bambini e anziani siamo riusciti quasi sempre a farci sostituire. È difficile che una comunità rinunci a questo genere di servizi. Vita: Come vede il futuro? Sarotto: C?è molto lavoro da fare. Ma non bisogna scoraggiarsi. È nelle nostre mani nella misura in cui ci impegniamo e cresciamo con la fede. O almeno così sono abituato a pensare. Fa parte della mia religione. E non intendo rinunciarvi.

Chiara Sirna


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