Mondo

Thabo Mbeki, l’uomo più potente dell’Africa

Ritratto in chiaroscuro del settimanale inglese The economist sul presidente del Sudafrica

di Joshua Massarenti

“Non è una star, ma il presidente sudafricano Thabo Mbeki è l’uomo politico più potente dell’Africa”. Questa in sintesi l’immagine che il prestigioso settimanale inglese The economist restituisce ai suoi lettori al termine di una lunga inchiesta sul leader africano. Tra i suoi meriti, la capacità di aver aumentato il suo peso politico all’interno di un partito, quello dell’Anc (il Congresso nazionale africano) che nelle ultime legislative dell’aprile 2004 è riuscito a ottenere il 70% dei consensi. Un trionfo che va di pari passo con le sue incessanti attività di alfiere della diplomazia panafricana che lo vedono su tutti i fronti dei negoziati di pace del continente africano. “E’ ascoltato dalla maggior parte dei dirigenti del mondo” sostiene The economist, favorendone di conseguenza la spasmodica militanza per un progetto a lui molto caro, il Nuovo partenariato per lo sviluppo in Africa (Nepad) lanciato nel 2002 assieme a altri leader africani quali Abdoulaye Wade (Senegal), Olusegun Obasanjo (Nigeria) e Abdelaziz Bouteflika (Algeria). Grazie alla sua influenza e il rispetto di cui gode a livello internazionale, Mbeki riesce a sfruttare “l’assenza di rivali” per affermarsi come attore indispensabile nei negoziati in nome della pace”. Dall’inizio del 2005, si è recato in Kenya, in Sudan, in Congo, in Gabon e in Costa d’Avorio per partecipare a negoziati di pace o assistere a firme di tregua”. Solo nel 2004, “ha realizzato più di ventidue soggiorni nel continente africano”. Ma dietro questa immagine di capo di Stato impegnato nella salvezza di un continente complesso nonché agli occhi del Nord del Mondo dato per spaccciato, si nasconde sul piano nazionale un leader sempre più autoritario. “I suoi oppositori interni” spiega The economist, “sostengono che la sua potenza e la sua intolleranza nei confronti delle critiche finirebbero per nuocere alla democrazia dinamica dell’ANC e alla volontà di questo partito di aiutare il Sudafrica a ricostruirsi”. La derive di una personalità intransigente hanno avuto modo di verificarsi in più di un’occasione. Come ad esempio le modalità autoritarie con le quali ha imposto nel partito e di conseguenza nel parlamento le sue riforme liberali. Oppure la sua ricorrenza a sbarazzarsi di oppositori interni ingombranti spedendoli all’estero in missioni diplomatiche. Di recente, una personalità di primo ordine qual’è l’arcivescovo sudafricano e premio nobel della pace Desmond Tutu ha speso parole di fuoco nei colnfronti di Mbeki denunciando “l’emergenza di una cultura della conformità ossequiosa e dell’adulazione sotto la presidenza Mbeki”. “Ma la cosa più allarmante” conclude The economist, è senza dubbio il modo con cui Thabo Mbeki sfrutta gli organi di Stato contro i partiti rivali”.


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