Idee Persone

Il gusto per il futuro e per i giovani che Francesco consegna a tutti noi

Papa Bergoglio non ha mai smesso di "ispirarsi" ai giovani nei comportamenti dei quali vedeva la capacità di anticipare il cambiamento verso una società più giusta e più felice. Come ha scritto in una prefazione di un libro a partire da un dialogo (che ho avuto la fortuna di animare) fra due personaggi di cui aveva grandissima stima: Carlo Petrini e Gaël Giraud. Rileggiamone alcuni passaggi perché sono un'eredità che Francesco consegna a tutti noi

di Stefano Arduini

«Il bene che appare come bello porta con sé la ragione per cui deve essere compiuto»: è così che papa Francesco ha scelto di aprire la prefazione de Il gusto di cambiare (Slow Food Editore / Libreria Editrice Vaticana), il libro-dialogo che nel maggio 2023 ho avuto il privilegio di scrivere con due grandi amici di Francesco, Carlo Petrini (il gastronomo fondatore di Slow Food) e Gaël Giraud (economista, gesuita e matematico). A pochi giorni dall’invio in stampa Bergoglio ci fece avere la sua prefazione.

Alcuni passaggi di quel testo sono esemplificativi dell’originalità di uno sguardo sul mondo in grado di cogliere e promuovere i segnali necessari per costruire un futuro migliore del presente. Papa Francesco è stato soprattutto un uomo capace di futuro. Non sorprende dunque che i giovani, i volontari e gli attivisti siano stati costantemente al centro della sua attenzione e fonte di ispirazione. Come hanno ben osservato in queste ore Giuseppe Frangi (e con lui Riccardo Bonacina che sul tema ha scritto un libro: Io avrò cura di te), Giampaolo Cerri (che fra l’altro ricorda che , abbonati e non, hanno la possibilità di scaricare gratuitamente il numero di VITA magazine uscito in occasione dei dieci anni di pontificato intitolato Fratello Papa, basta solo registrarsi) e Sara De Carli.

Scrive Francesco nel suo intervento ne Il gusto di cambiare: «La lettura di questo testo ha generato in me un vero e proprio “gusto” del bello e del buono, cioè un sapore di speranza, di autenticità, di futuro…Solitamente noi adulti ci lamentiamo dei giovani, anzi ripetiamo che i tempi “passati” erano sicuramente migliori di questo nostro presente tribolato, e che chi viene dopo di noi sta dilapidando le nostre conquiste. E invece dobbiamo ammettere con sincerità che sono i giovani a incarnare in prima persona il cambiamento di cui abbiamo tutti oggettivamente bisogno. Sono loro che ci stanno chiedendo, in varie parti del mondo, di cambiare. Cambiare il nostro stile di vita, così predatorio verso l’ambiente. Cambiare il nostro rapporto con le risorse della terra, che non sono infinite. Cambiare il nostro atteggiamento verso di loro, le nuove generazioni, cui stiamo rubando l’avvenire. E non solo ce lo stanno chiedendo, lo stanno facendo: andando in piazza, manifestando il proprio dissenso rispetto a un sistema economico iniquo per i poveri e nemico dell’ambiente, cercando nuove strade. E lo stanno realizzando partendo dal quotidiano: fanno scelte responsabili in tema di cibo, di trasporti, di consumi…

Dobbiamo ammettere con sincerità che sono i giovani a incarnare in prima persona il cambiamento di cui abbiamo tutti oggettivamente bisogno

Papa Francesco

I giovani ci stano educando su questo! Scelgono di consumare di meno e di vivere di più le relazioni interpersonali; sono attenti ad acquistare oggetti prodotti seguendo regole strette di rispetto ambientale e sociale; sono fantasiosi nell’utilizzare mezzi di spostamento collettivi o meno inquinanti. Per me, vedere che questi comportamenti si stanno diffondendo fino a diventare prassi comune è motivo di consolazione e di fiducia. Petrini e Giraud fanno spesso riferimento ai movimenti giovanili che, in diverse parti del mondo, portano avanti le istanze della giustizia climatica e della giustizia sociale: i due aspetti vanno tenuti insieme, sempre…

…Di fronte alle notizie che quotidianamente ci arrivano – siccità, disastri ambientali, migrazioni forzate a causa del clima – non possiamo restare indifferenti: saremmo complici della distruzione della bellezza che Dio ha voluto donarci nel creato che ci circonda. Tanto più che in questo modo va a perire quel dono “molto buono” che il Creatore forgiò con acqua e polvere, l’uomo e la donna. Ammettiamolo: lo sviluppo economico sconsiderato cui ci siamo piegati sta causando degli squilibri climatici che stanno gravando sulle spalle dei più poveri, in particolare nell’Africa subsahariana. Come possiamo chiudere le porte a quanti fuggono, e fuggiranno, da situazioni ambientali insostenibili, conseguenze dirette del nostro consumismo smodato? Credo che questo libro sia un dono prezioso, perché ci indica una strada e la concreta possibilità di percorrerla, a livello individuale, comunitario e istituzionale: la transizione ecologica può rappresentare un ambito con cui tutti, da fratelli e sorelle, ci prendiamo cura della casa comune, scommettendo sul fatto che consumando meno cose e vivendo più relazioni personali varcheremo la porta della nostra felicità».

Foto La Presse: cordoglio in piazza San Pietro per la morte di Papa Francesco

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