Flavia Todisco

L’Alzheimer: prima lacera poi ricompone

di Rossana Certini

È da poche settimane in libreria "Ringrazio l’Inverno", l’ultimo romanzo di Flavia Todisco, edito da Affiori. Un diario intimo e potente, scritto da una nonna ottantenne alla nipote, come un lascito d’amore. Tra le pagine, anche, il racconto della malattia: l’Alzheimer che colpisce la madre della protagonista

Essere figlia, moglie e madre diversa dalle aspettative della società in cui si vive. È cosi che Ersilia attraversa quasi tutto il Novecento e arriva alle soglie dell’ultima stagione della sua vita con un bagaglio di esperienze che sono lontane da quelle vissute dalla sua generazione. Ersilia è la protagonista di Ringrazio l’Inverno, l’ultimo romanzo di Flavia Todisco, edito da Affiori. Un diario scritto alla nipote Cecilia a cui la nonna, ottantenne, affida il racconto delle sue scelte più complesse e dolorose, quelle che la famiglia non ha mai accettato come l’allontanamento dal marito e poi, anche, dai figli. Un diario intimo e potente, che diventa un percorso di riconciliazione con se stessa e con i tanti “inverni” attraversati. Inverni dai quali è sempre riuscita a riemergere grazie al suo carattere appassionato della vita.

«È un’opera di fantasia», spiega l’autrice, «in cui confluiscono, anche, brandelli dei miei vissuti. Come la mia esperienza parigina o gli anni in cui mia madre si è ammalata di Alzheimer. Un’esperienza, questa, molto forte per me come, del resto, lo è ogni esperienza di malattia».

L’Alzheimer, mia madre e il nostro modo unico di capirci

Un brutto colpo il momento della diagnosi per la famiglia dell’autrice che ricorda: «la malattia di mia madre non è stata un processo lungo. Io vivevo in Lombardia e lei in Veneto, con mia sorella, per questo negli ultimi anni ci siamo viste nei fine settimana, in occasione delle ferie. Ogni momento libero ero da lei. Tuttavia, ciò che ho voluto portare nelle pagine del romanzo che ho dedicato all’esperienza dell’Alzheimer è un aspetto più intimo: il nostro linguaggio. Nel libro ho scelto di non inserire le telefonate che ci facevamo, ma nella realtà quelle chiamate quotidiane erano fondamentali».

Al ricordo di quelle telefonate Flavia Todisco si commuove e prosegue: «avevamo creato un nostro modo unico di comunicare. La chiamavo ogni giorno. Era un rituale che andava oltre le parole: a volte ci parlavamo con frasi spezzate, con parole isolate, altre volte in modo più convenzionale. Ma la cosa più importante era che lei sentisse la mia voce, la mia presenza. Volevo che sapesse, ogni giorno, che le ero accanto. “Devi sentirmi. Devi sapere che ti voglio bene. Che ci sono, anche da lontano”. Era questo il messaggio, più forte di qualsiasi discorso articolato, che volevo lei ricevesse. E so che mia madre lo percepiva, lo sentiva davvero».

L’Alzheimer è una malattia che spaventa perché toglie la memoria, ma soprattutto la relazione. Scrive Ersilia nel suo diario: «l’Alzheimer prima lacera, separa,isola, poi, forse, a suo modo ricompone e sana». La persona amata smette di riconoscerci e questo è ciò che fa più male. Genera, in chi è esterno al nucleo familiare, timori e giudizi.

«Vivere la malattia di mia madre a distanza è stato devastante», racconta Todisco, «non riuscire a essere presente quanto vorresti ti porta a chiederti continuamente se ti riconoscerà. Se quando vi rivedrete si ricorderà di te. Vivi con l’angoscia che tua madre non ricorderà le cose e magari metterà le scarpe nel frigorifero ma soprattutto non riconoscerà più il tuo volto, la tua voce».

Riconciliarsi nel dolore: il potere trasformativo della malattia

Nella finzione narrativa del romanzo Ersilia scopre la malattia della madre attraverso una raccomandata inviatale dal padre. Dentro la busta, una copia della diagnosi. Alla lettura di quel foglio, un vero e proprio tsunami emotivo la travolge: paura, sensi di colpa, dubbi. Ersilia è una reietta, allontanata dalla sua famiglia per aver scelto di porre fine al proprio matrimonio. Eppure, quando l’Alzheimer inizia a consumare la madre, racconta alla nipote: «la vidi ridiventare bambina e rivelare tutta la gracilità irrisolta, insieme alla dolcezza che spesso aveva nascosta. Allora la amai e protessi, la coccolai e cullai, lasciando svanire l’irriducibile conflittualità che a lungo ci aveva dominate, l’astio che reciprocamente ci eravamo riservate».

Spesso per le famiglie le malattie sono occasione di guarigione per tutto il sistemaErsilia, protagonista di Ringrazio l’Inverno

Ersilia, protagonista di Ringrazio l’Inverno

Ersilia racconta nel suo diario la riconciliazione avvenuta proprio attraverso la malattia, scrivendo alla nipote: «ti sembrerà che ti racconti un altro paradosso, Cecilia, una cosa assurda e inverosimile, ma spesso per le famiglie le malattie sono occasione di guarigione per tutto il sistema, non tanto sciagure gravide di dolore che si abbattono su di esse e le devastano, distruggendone sentimenti, vissuti, patrimoni».

Il diario come lascito d’amore

Tutto il diario di Ersilia è un inno alla vita. Racconta il percorso di consapevolezza a cui Ersilia è giunta: siamo qui per attraversare tutti i nostri inverni, perché ogni esperienza, anche la più difficile, ci parla di noi e va vissuta fino in fondo, fatta nostra.

Conclude l’autrice: «la malattia della madre è solo l’ultima delle tante prove che Ersilia ha affrontato, rafforzando in lei la convinzione che ciò che fa davvero la differenza nella vita è la consapevolezza che acquisiamo. Non sempre possiamo scegliere ciò che ci accade, ma possiamo sempre decidere se esserne vittime o protagonisti, anche nel dolore».

Nella foto di apertura l’autrice duranteuna serata di presentaizone del libro (Foto Flavia Todisco)

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