Idee Pacifismi
Vogliamo davvero la pace che ha in mente il presidente della Duma russa?
A destra, ma anche a sinistra, i sovranisti nostrani sostanzialmente concordano con il putiniano Vjaceslav Volodin che ha pesantemente attaccato l'Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera Kaja Kallas. La sua colpa? Essere una tenace sostenitrice dell'Ucraina, ma soprattutto essere estone ovvero un'ex cittadina sovietica che ha vissuto e conosce bene le malefatte di cinquant'anni di occupazione da parte delle forze di Mosca. Quando impareremo a pensare da europei?

C’è una larga fetta dell’opinione pubblica italiana che in nome della pace vedrebbe di buon occhio la capitolazione dell’Ucraina. È quella parte che tiene più alla propria pace, intesa come indifferente tranquillità quotidiana, che alla pace nel senso nobile del termine oppure quella ideologicamente ostile e a disagio con la democrazia liberale.
Gli orfani dell’Urss e l’anomalia italiana
È quella che parteggia più o meno apertamente per i regimi autoritari e autocratici o si sente orfana dell’Unione Sovietica condividendo l’affermazione di Vladimir Putin che nel 2005 descrisse la fine dell’Urss come la più grande catastrofe geopolitica del ventesimo secolo.
Peraltro lo stesso Putin qualche anno più tardi, nel 2021 ha ricalibrato il concetto sostenendo che quanto è avvenuto nel 1991 «È stata la disintegrazione della Russia storica sotto il nome di Unione Sovietica».
“Italia caso anomalo” titolava la scorsa settimana un articolo comparso su un’autorevole testata europea a proposito di un sondaggio effettuato a marzo nell’Ue su un eventuale aumento delle spese per la difesa per rimpiazzare l’ombrello militare americano che mostra come il nostro Paese sia l’unico che vede contraria la maggioranza dei propri cittadini.
La diversa prospettiva dei Paesi baltici
Gli italiani non considerano la Russia di Putin una minaccia; non così il resto dei Paesi europei. Alcuni di questi, va detto, facevano parte di quell’Unione Sovietica che l’inquilino del Cremlino considera equivalente alla “Russia storica” che lui ambisce a ricostituire. Alla luce di quello che accade nella vicina Ucraina vi sentireste tranquilli se viveste in Lettonia, Estonia o Lituania? L’inquietudine che serpeggia nelle tre Repubbliche Baltiche, che ospitano importanti minoranze russe, appare più che giustificata in considerazione di un comune passato sovietico che lega i cittadini di questi stati oggi nell’Ue a quelli ucraini.
La guerra vista da Vilnius, da Tallinn o da Riga appare in un modo ben diverso rispetto a come appare vista da Roma anche se facciamo parte della stessa Unione. La causa ucraina non scalda i cuori degli italiani. Alle manifestazioni pacifiste nelle nostre piazze, almeno in quelle del pacifismo più ideologico, raramente si incrociano bandiere giallo-blu e, quando accade, vengono guardate con sospetto e diffidenza come se la colpa dell’aggressione russa fosse imputabile a Kiev.
Il sovranismo è anche a sinistra
Sbaglia chi crede che il sovranismo sia un fenomeno che interessa solo la destra. Esiste anche un sovranismo di sinistra forse meno consapevole ma che nei fatti converge con quello del polo opposto. Sovranista è chi ritiene il proprio punto di osservazione l’unico assoluto da cui interpretare le cose e che non accetta, quindi, una prospettiva diversa.
L’Unione Europea, tuttavia, è fatta di diversità storiche, geografiche sociali, economiche, culturali e linguistiche che tentano di convivere in un unico contenitore rispettandosi e arricchendosi a vicenda. A scuola si studia la storia dell’Italia e dell’Ue ma poco o nulla si sa della storia degli altri ventisei Paesi che la compongono.
Pensare globalmente, agire localmente
Eppure uno sforzo di conoscenza in questa direzione aiuterebbe a rinsaldare la nostra comunità di destino. “Pensare globalmente, agire localmente” è stato per anni lo slogan di chi affronta e cerca di risolvere i problemi planetari a partire dal comportamento individuale nel quotidiano.
Per i sovranisti, però, vale il contrario ovvero “pensare localmente, agire globalmente” che significa imporre la propria visione delle cose anche a chi si trova a migliaia di chilometri di distanza dove le cose si intravedono da un angolo differente.
Ci sarà pure una ragione se Paesi come la Svezia e la Finlandia, considerati all’avanguardia dal punto di vista politico e sociale, hanno deciso autonomamente e a furor di popolo di rinunciare alla storica e consolidata neutralità per entrare nella Nato.
In Italia c’è chi sta con Volodin contro Kaja Kallas
Nei giorni scorsi il presidente della Duma russa, Vjaceslav Volodin, ha dichiarato che Kaja Kallas, l’Alto Rappresentante della Ue per la Politica Estera e Sicurezza Comune, dovrebbe essere rimossa dal suo incarico e processata da un Tribunale Onu. La sua colpa è quella di essere una tenace sostenitrice dell’Ucraina ma soprattutto di essere estone ovvero un’ex cittadina sovietica che ha vissuto e conosce bene le malefatte di cinquant’anni di occupazione da parte delle forze di Mosca. Peraltro Volodin non è solo visto che anche in Italia più di una voce si è levata contro l’ex primo ministro estone.
Impareremo un giorno a pensare da europei? È una sfida improba che, purtroppo, non è detto riusciremo a vincere.
In apertura il presidente della Duma Vjaceslav Volodin -photo di Associated Press / LaPresse
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